GASPORT (A. ELEFANTE) - Mai soprannome fu più azzeccato: qui c'è tanto da aggiustare, altro che. Sperando che basti, perché chissà se basterà. Da aggiustare e da lavorare: «Tanto da lavorare», dice Claudio Ranieri l'Aggiustatore.
«E anche da stare sereni e forti, cercando di fare punti: chi abbandona non arriva da nessuna parte e noi non molliamo, perché dobbiamo voltare pagina».
Record negativo - Il problema è che il secondo tempo di ieri ha proposto una lettura del libro del momento impietosa: ce n'è da voltare almeno 5-6, visto che voltare la classifica non si può. Neanche certi numeri, pare. L'Inter ha la peggior difesa del campionato: 13 gol subìti in 6 partite e in nove gare stagionali (comprese Supercoppa italiana e Champions) solo una volta, contro la Roma, la porta nerazzurra è rimasta imbattuta. Ammette Ranieri: «Se stiamo compatti in spazi corti, pratici e attenti come nel primo tempo, siamo una buonissima squadra; appena perdiamo le misure fra i reparti e ci allunghiamo, andiamo subito in difficoltà».
Orsato, bravo comunque - E' successo quando meno doveva succedere, a conferma del fatto che l'Inter pare aver perso la forza di gestire lucidamente le partite, oltre che di reagire se va sotto (Milan, Palermo, Trabzonspor, Novara e Napoli, già prima di ieri): «Non so se sia questione di mentalità, di fiducia, ma è stata colpa nostra: eravamo in vantaggio e abbiamo sperperato tutto prendendo due gol con due contropiede. Eppure ci eravamo detti che il Catania ci avrebbe aggredito. E pure dopo l'1-1 c'era tempo per ragionare, invece ci siamo disuniti: in certi casi piuttosto che generosi è meglio essere più riflessivi, più lucidi». Perché magari nel caso del rigore del 2-1 non è stato lucidissimo Orsato, ma Ranieri non cerca alibi: «Senza fare le vittime, diciamo che di questi tempi capitano tutte a noi. Però per me Orsato ha arbitrato bene, poi ci può stare che il rigore non ci sia perché Bergessio si butta: in ogni caso, è sempre difficile vedere se e quando il portiere tira via le mani».
Catena infinita - Sicuramente più difficile di quanto sia accorgersi che l'Inter non è solo orfana, ma anche vedova di Sneijder. Perché senza di lui mancano qualità, idee, cambi di ritmo, imprevedibilità: così la squadra tira poco, al massimo controlla come nel primo tempo. Ieri l'olandese si poteva anche rischiare, ma preservarlo (come Julio Cesar e Chivu) è stata una scelta-rinuncia ben precisa: il problema è che questa prudenza non basta neppure a non vedere allungarsi la catena di infortuni, a cui ieri si è aggiunto l'anello Samuel. E il calendario è impietoso: «Il mio compito è far quadrare i conti, tatticamente e atleticamente, ma quello che mi preoccupa è non poter lavorare molto, perché si gioca ogni tre giorni».
E ora sbrighiamoci - E invece servirebbe, ah se servirebbe. Sicuramente, come dice Ranieri, «ha il suo peso l'anomala preparazione estiva», ma sta di fatto che spesso l'Inter trova avversarie che corrono di più, e meglio: «Si è visto bene che quando il Catania spingeva, noi faticavamo troppo. Questa squadra ha bisogno di essere tirata su di condizione, di ricominciare a correre. Ma ne verremo fuori». Quando? «Le cose si fanno piano piano, però ci dobbiamo sbrigare». Ecco, appunto. Anche perché «se vinci prendi una medicina, e ne avevamo prese due, ma se cominci a perdere ti vengono dei dubbi, cominci a chiederti perché». Eh sì: 5-6 pagine piene di perché, e se non si risponde poi diventa difficile voltarle.
«E anche da stare sereni e forti, cercando di fare punti: chi abbandona non arriva da nessuna parte e noi non molliamo, perché dobbiamo voltare pagina».
Record negativo - Il problema è che il secondo tempo di ieri ha proposto una lettura del libro del momento impietosa: ce n'è da voltare almeno 5-6, visto che voltare la classifica non si può. Neanche certi numeri, pare. L'Inter ha la peggior difesa del campionato: 13 gol subìti in 6 partite e in nove gare stagionali (comprese Supercoppa italiana e Champions) solo una volta, contro la Roma, la porta nerazzurra è rimasta imbattuta. Ammette Ranieri: «Se stiamo compatti in spazi corti, pratici e attenti come nel primo tempo, siamo una buonissima squadra; appena perdiamo le misure fra i reparti e ci allunghiamo, andiamo subito in difficoltà».
Orsato, bravo comunque - E' successo quando meno doveva succedere, a conferma del fatto che l'Inter pare aver perso la forza di gestire lucidamente le partite, oltre che di reagire se va sotto (Milan, Palermo, Trabzonspor, Novara e Napoli, già prima di ieri): «Non so se sia questione di mentalità, di fiducia, ma è stata colpa nostra: eravamo in vantaggio e abbiamo sperperato tutto prendendo due gol con due contropiede. Eppure ci eravamo detti che il Catania ci avrebbe aggredito. E pure dopo l'1-1 c'era tempo per ragionare, invece ci siamo disuniti: in certi casi piuttosto che generosi è meglio essere più riflessivi, più lucidi». Perché magari nel caso del rigore del 2-1 non è stato lucidissimo Orsato, ma Ranieri non cerca alibi: «Senza fare le vittime, diciamo che di questi tempi capitano tutte a noi. Però per me Orsato ha arbitrato bene, poi ci può stare che il rigore non ci sia perché Bergessio si butta: in ogni caso, è sempre difficile vedere se e quando il portiere tira via le mani».
Catena infinita - Sicuramente più difficile di quanto sia accorgersi che l'Inter non è solo orfana, ma anche vedova di Sneijder. Perché senza di lui mancano qualità, idee, cambi di ritmo, imprevedibilità: così la squadra tira poco, al massimo controlla come nel primo tempo. Ieri l'olandese si poteva anche rischiare, ma preservarlo (come Julio Cesar e Chivu) è stata una scelta-rinuncia ben precisa: il problema è che questa prudenza non basta neppure a non vedere allungarsi la catena di infortuni, a cui ieri si è aggiunto l'anello Samuel. E il calendario è impietoso: «Il mio compito è far quadrare i conti, tatticamente e atleticamente, ma quello che mi preoccupa è non poter lavorare molto, perché si gioca ogni tre giorni».
E ora sbrighiamoci - E invece servirebbe, ah se servirebbe. Sicuramente, come dice Ranieri, «ha il suo peso l'anomala preparazione estiva», ma sta di fatto che spesso l'Inter trova avversarie che corrono di più, e meglio: «Si è visto bene che quando il Catania spingeva, noi faticavamo troppo. Questa squadra ha bisogno di essere tirata su di condizione, di ricominciare a correre. Ma ne verremo fuori». Quando? «Le cose si fanno piano piano, però ci dobbiamo sbrigare». Ecco, appunto. Anche perché «se vinci prendi una medicina, e ne avevamo prese due, ma se cominci a perdere ti vengono dei dubbi, cominci a chiederti perché». Eh sì: 5-6 pagine piene di perché, e se non si risponde poi diventa difficile voltarle.
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