GASPORT (A. ELEFANTE) - Presidente Moratti, se guarda la classifica e vede l'Inter al penultimo posto a cosa pensa, a un incubo?
«Se devo pensare solo male, mi viene in mente che abbiamo avuto contro quattro rigori e tre erano inventati (allude a Bologna, Napoli e Catania, ndr) e due su tre sono stati decisivi. Non è una cosa piacevole e a questo punto speriamo si abbia la coscienza di capire che finora, nei confronti dell'Inter, è stato fatto qualcosa che non stento a definire esagerato».
E se invece non pensa solo male?
«Provo a pensare che stanno andando tutti così piano che essere penultimi o settimi non cambia granché. Però...».
Però?
«Però è vero che è una classifica decisamente brutta. Così brutta che secondo me ha un'influenza negativa sui giocatori, li blocca: per loro è una situazione nuova e secondo me un po' li spaventa».
Dunque quando Zanetti dice che va cambiata la testa vuol dire che deve passare la paura?
«A Catania la squadra ha giocato un primo tempo saggio, di buon senso. Poi, quando il Catania ha segnato, è come se si fosse spaventata. E a quel punto sono emersi limiti fisici e anche psicologici».
Oggi come oggi, più fisici o psicologici?
«Penso che le due cose siano abbastanza legate. Già contro il Napoli, e poi anche a Catania, nel secondo tempo c'è stato un calo, ma dipeso anche dall'impatto dei gol presi, su rigori che non c'erano. Quando vinci ti senti anche le gambe più forti, no?».
Però Ranieri ha ammesso: "Questa squadra ha bisogno di essere tirata su di condizione". Non sarebbe sbagliato sottovalutare certi limiti atletici del momento?
«Certo che sarebbe sbagliato. Ma credo lo sia anche pensare che non sia un problema superabile, con una rosa di 20-25 giocatori».
Quando non è falcidiata dagli infortuni...
«Le nazionali più di una volta non ci hanno dato una mano. Per il resto, siamo nella media per una squadra non giovanissima e che ha cambiato allenatore, anzi allenatori: quando si potrà sentire in maniera definitiva la mano di Ranieri, la situazione si stabilizzerà».
Nel frattempo, come ha sentito Ranieri?
«Bene, perché lui sa come sdrammatizzare e affrontare qualunque situazione con calma ma allo stesso tempo attenzione, senza spaventarsi. E poi ha una buona concezione del gruppo, continua a credere che sia forte. Ora che sta conoscendo meglio ogni singolo giocatore, sarà sempre più agevolato nel fare scelte anzitutto in base alla sua esperienza».
Con lui la squadra aveva vinto due partite di fila: poi, cosa si è inceppato?
«Al di là del fatto che sia contro il Napoli che a Catania sono state partite in parte falsate, credo che Ranieri abbia avuto il tempo di fare solo il primo passo, ovvero permettere ai giocatori di riconoscersi di nuovo per quello che fanno in campo. Ora deve aiutarli a ritrovare un certo "ritmo", che non è solo quello di gioco».
Ecco, appunto: il ritmo. Concorda se diciamo che oggi come oggi è Sneijder l'unico giocatore a cui l'Inter non si può permettere di rinunciare?
«Eh sì, Sneijder è indispensabile: perché va a un'altra velocità di gioco, dà un ritmo speciale e ha riflessi speciali, porta vivacità, la cosa che oggi manca di più. Nel calcio quello che conta di più non è correre veloci, ma far andare veloce la palla: ecco, Sneijder sa farla andare veloce».
Alvarez un po' meno?
«Ma io a Catania l'ho visto tutt'altro che male. Bisogna considerare che lui ha ancora — come dire? — una cadenza diversa e poi spesso entra in momenti molto complicati. E poi mica l'abbiamo preso per fargli fare il titolare inamovibile: è un ragazzo su cui investire, sperando che sfondi».
Domani è già Champions League: più una rottura di scatole o una partita con cui rilanciarsi?
«Per me fare bene in Champions è obbligatorio: la considero una chance in più, che può aiutare a ripartire».
In un momento così delicato, cosa può dire un presidente ai suoi giocatori. O meglio: cosa dirà Moratti?
«Ora la squadra va anzitutto incoraggiata: responsabilizzando i giocatori di maggiore esperienza, chiedendo ai giovani di tirare fuori tutta la loro freschezza, provando a trasmettere ottimismo».
Ma lei, nonostante tutto, riesce ancora ad essere ottimista come quando scelse Ranieri?
«Io non sono mai riuscito ad essere ottimista a tutti i costi, neanche quando vincevamo tutto. Diciamo che sono fiducioso, perché ho fiducia nell'allenatore, nei giocatori e anche nel fatto che gli arbitri abbiano esaurito il bonus di errori nei nostri confronti».
«Se devo pensare solo male, mi viene in mente che abbiamo avuto contro quattro rigori e tre erano inventati (allude a Bologna, Napoli e Catania, ndr) e due su tre sono stati decisivi. Non è una cosa piacevole e a questo punto speriamo si abbia la coscienza di capire che finora, nei confronti dell'Inter, è stato fatto qualcosa che non stento a definire esagerato».
E se invece non pensa solo male?
«Provo a pensare che stanno andando tutti così piano che essere penultimi o settimi non cambia granché. Però...».
Però?
«Però è vero che è una classifica decisamente brutta. Così brutta che secondo me ha un'influenza negativa sui giocatori, li blocca: per loro è una situazione nuova e secondo me un po' li spaventa».
Dunque quando Zanetti dice che va cambiata la testa vuol dire che deve passare la paura?
«A Catania la squadra ha giocato un primo tempo saggio, di buon senso. Poi, quando il Catania ha segnato, è come se si fosse spaventata. E a quel punto sono emersi limiti fisici e anche psicologici».
Oggi come oggi, più fisici o psicologici?
«Penso che le due cose siano abbastanza legate. Già contro il Napoli, e poi anche a Catania, nel secondo tempo c'è stato un calo, ma dipeso anche dall'impatto dei gol presi, su rigori che non c'erano. Quando vinci ti senti anche le gambe più forti, no?».
Però Ranieri ha ammesso: "Questa squadra ha bisogno di essere tirata su di condizione". Non sarebbe sbagliato sottovalutare certi limiti atletici del momento?
«Certo che sarebbe sbagliato. Ma credo lo sia anche pensare che non sia un problema superabile, con una rosa di 20-25 giocatori».
Quando non è falcidiata dagli infortuni...
«Le nazionali più di una volta non ci hanno dato una mano. Per il resto, siamo nella media per una squadra non giovanissima e che ha cambiato allenatore, anzi allenatori: quando si potrà sentire in maniera definitiva la mano di Ranieri, la situazione si stabilizzerà».
Nel frattempo, come ha sentito Ranieri?
«Bene, perché lui sa come sdrammatizzare e affrontare qualunque situazione con calma ma allo stesso tempo attenzione, senza spaventarsi. E poi ha una buona concezione del gruppo, continua a credere che sia forte. Ora che sta conoscendo meglio ogni singolo giocatore, sarà sempre più agevolato nel fare scelte anzitutto in base alla sua esperienza».
Con lui la squadra aveva vinto due partite di fila: poi, cosa si è inceppato?
«Al di là del fatto che sia contro il Napoli che a Catania sono state partite in parte falsate, credo che Ranieri abbia avuto il tempo di fare solo il primo passo, ovvero permettere ai giocatori di riconoscersi di nuovo per quello che fanno in campo. Ora deve aiutarli a ritrovare un certo "ritmo", che non è solo quello di gioco».
Ecco, appunto: il ritmo. Concorda se diciamo che oggi come oggi è Sneijder l'unico giocatore a cui l'Inter non si può permettere di rinunciare?
«Eh sì, Sneijder è indispensabile: perché va a un'altra velocità di gioco, dà un ritmo speciale e ha riflessi speciali, porta vivacità, la cosa che oggi manca di più. Nel calcio quello che conta di più non è correre veloci, ma far andare veloce la palla: ecco, Sneijder sa farla andare veloce».
Alvarez un po' meno?
«Ma io a Catania l'ho visto tutt'altro che male. Bisogna considerare che lui ha ancora — come dire? — una cadenza diversa e poi spesso entra in momenti molto complicati. E poi mica l'abbiamo preso per fargli fare il titolare inamovibile: è un ragazzo su cui investire, sperando che sfondi».
Domani è già Champions League: più una rottura di scatole o una partita con cui rilanciarsi?
«Per me fare bene in Champions è obbligatorio: la considero una chance in più, che può aiutare a ripartire».
In un momento così delicato, cosa può dire un presidente ai suoi giocatori. O meglio: cosa dirà Moratti?
«Ora la squadra va anzitutto incoraggiata: responsabilizzando i giocatori di maggiore esperienza, chiedendo ai giovani di tirare fuori tutta la loro freschezza, provando a trasmettere ottimismo».
Ma lei, nonostante tutto, riesce ancora ad essere ottimista come quando scelse Ranieri?
«Io non sono mai riuscito ad essere ottimista a tutti i costi, neanche quando vincevamo tutto. Diciamo che sono fiducioso, perché ho fiducia nell'allenatore, nei giocatori e anche nel fatto che gli arbitri abbiano esaurito il bonus di errori nei nostri confronti».
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