GASPORT (M. GRAZIANO) - Il tempo di Milos Krasic è ormai scaduto. O quasi. Ieri altra prestazione ampiamente insufficiente, nuova sostituzione a gara tutta da decidere e sonora bocciatura anche da parte dei tifosi juventini, in 10.000 a Verona. Antonio Conte usa ancora toni morbidi: «Ho il dovere di aspettare i miei giocatori, di lavorare per migliorarli, e non mi riferisco solo a Milos». Ma poi si lascia sfuggire che «sì, sulle fasce abbiamo un piccolo problema».
Più che l'infortunio muscolare di Giaccherini (oggi gli esami), appunto il serbo, «con il quale fatichiamo ancora a livello di comunicazione per via della lingua. Adesso è necessario che i nuovi arrivati, Elia ed Estigarribia, si integrino definitivamente, e lo facciano quanto prima. Ne abbiamo bisogno». Una settimana di lavoro pieno per giocarsi il posto di Krasic. Che a gennaio potrebbe davvero finire sul mercato. Non in svendita, sia chiaro, ma di sicuro in corso Galileo Ferraris c'è oggi la massima disponibilità ad ascoltare eventuali offerte adeguate. Intanto, «Elia non è un caso. Non è venuto a Verona — spiega Conte — perché è cinque giorni che non fa allenamenti fisici. Ha bisogno di lavorare per recuperare rispetto al resto del gruppo. È arrivato da noi il giorno dell'inaugurazione dello stadio, poi è stato convocato dall'Olanda e prima giocava sì e no 10 minuti a partita con l'Amburgo...».
«Ora ci rispettano» Lo 0-0 di ieri appare intanto a molti come un'occasione persa, «ma io sono soddisfatto della prestazione. Abbiamo fatto la gara dal primo all'ultimo minuto. In tre mesi si è cambiato moltissimo, anche a livello di mentalità. Oggi andiamo su tutti i campi a imporre il nostro gioco e le avversarie tendono a chiudersi anche in dieci dietro la linea del pallone. Buon segno, vuol dire che siamo tornati a far paura». Passi da gigante, «che devono essere tenuti a mente pure dai giornalisti quando criticano magari uno 0-0. Non siamo il Barcellona, abbiamo ancora tanto lavoro davanti, e non possiamo pensare di vincere sempre. Il Chievo è oltretutto un'ottima squadra e i suoi 9 punti in classifica non sono piovuti dal cielo». La Juve è sembrata più brillante e pericolosa con le due punte, «ma sono partito con un centrocampo più solido perché sapevo che il Chievo l'avrebbe messa sul fisico. Il mio piano era semplice: aspettare il loro inevitabile calo per poi giocarmi, a squadre più lunghe, la carta Del Piero. E direi che di occasioni ne abbiamo avute, di solito una ne entra sempre...».
«Ha ragione Mazzarri» Il Chievo si lamenta del fallo fischiato a Thereau lanciato a rete, «e io dico che il fallo c'era e che anzi lo stesso Thereau andava poi espulso per doppia ammonizione. Ho visto troppi fallici tattici. Sono d'accordo con Mazzarri: gli arbitri dovrebbero tutelare di più le squadre che costruiscono gioco».
Più che l'infortunio muscolare di Giaccherini (oggi gli esami), appunto il serbo, «con il quale fatichiamo ancora a livello di comunicazione per via della lingua. Adesso è necessario che i nuovi arrivati, Elia ed Estigarribia, si integrino definitivamente, e lo facciano quanto prima. Ne abbiamo bisogno». Una settimana di lavoro pieno per giocarsi il posto di Krasic. Che a gennaio potrebbe davvero finire sul mercato. Non in svendita, sia chiaro, ma di sicuro in corso Galileo Ferraris c'è oggi la massima disponibilità ad ascoltare eventuali offerte adeguate. Intanto, «Elia non è un caso. Non è venuto a Verona — spiega Conte — perché è cinque giorni che non fa allenamenti fisici. Ha bisogno di lavorare per recuperare rispetto al resto del gruppo. È arrivato da noi il giorno dell'inaugurazione dello stadio, poi è stato convocato dall'Olanda e prima giocava sì e no 10 minuti a partita con l'Amburgo...».
«Ora ci rispettano» Lo 0-0 di ieri appare intanto a molti come un'occasione persa, «ma io sono soddisfatto della prestazione. Abbiamo fatto la gara dal primo all'ultimo minuto. In tre mesi si è cambiato moltissimo, anche a livello di mentalità. Oggi andiamo su tutti i campi a imporre il nostro gioco e le avversarie tendono a chiudersi anche in dieci dietro la linea del pallone. Buon segno, vuol dire che siamo tornati a far paura». Passi da gigante, «che devono essere tenuti a mente pure dai giornalisti quando criticano magari uno 0-0. Non siamo il Barcellona, abbiamo ancora tanto lavoro davanti, e non possiamo pensare di vincere sempre. Il Chievo è oltretutto un'ottima squadra e i suoi 9 punti in classifica non sono piovuti dal cielo». La Juve è sembrata più brillante e pericolosa con le due punte, «ma sono partito con un centrocampo più solido perché sapevo che il Chievo l'avrebbe messa sul fisico. Il mio piano era semplice: aspettare il loro inevitabile calo per poi giocarmi, a squadre più lunghe, la carta Del Piero. E direi che di occasioni ne abbiamo avute, di solito una ne entra sempre...».
«Ha ragione Mazzarri» Il Chievo si lamenta del fallo fischiato a Thereau lanciato a rete, «e io dico che il fallo c'era e che anzi lo stesso Thereau andava poi espulso per doppia ammonizione. Ho visto troppi fallici tattici. Sono d'accordo con Mazzarri: gli arbitri dovrebbero tutelare di più le squadre che costruiscono gioco».
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