
Quanto basta per anestetizzare quel dolore che monta e tutti i rischi del caso («la caviglia è andata in iperestensione», dice il professor Castellacci), che solo oggi potranno essere chiaramente valutati.
Trent'anni fa Dopo la doppietta che ha messo in ginocchio i campioni d'Italia del Milan, comunque, sembra quasi che un filo di Arianna guidi il destino del ragazzo torinese, che a 25 anni sembra essere il portabandiera del nuovo corso juventino. In fondo, leggendo la storia del nostro calcio in filigrana, c'è un precedente che pare di buon auspicio. Proprio trent'anni fa (17 ottobre 1981) Tardelli segnò a Belgrado una rete che valse all'Italia l'1-1 nella corsa qualificazione al Mondiale. Cosa successe l'estate dell'anno successivo crediamo sia superfluo ricordarlo. È sufficiente rivedere l'immagine dell'urlo di «Schizzo» che pietrificava in finale la Germania per risentirci tutti un po' più giovani ed un po' più forti.
Primo gol Un passo alla volta, però. Stavolta Marchisio, al 16° cap azzurro, ha segnato la prima rete in un percorso che non si annuncia affatto breve. «Ho una piccola distorsione, ma la caviglia non è nemmeno gonfiata — dice il bianconero —. Io nuovo Tardelli? Ne sono orgoglioso, ma sarò ancora più felice se alla fine della mia carriera si parlerà di caccia a un nuovo Marchisio. Speravo nel primo gol ed è arrivato, sono felice, anche della gara, abbiamo personalità e Prandelli ci chiede di giocare la palla a terra proprio come fa anche Conte. È stato un pareggio importante in uno stadio non facile, abbiamo sofferto un po', ma la squadra ha giocato molto bene, senza buttare mai la palla. Il tiro di punta? Me l'hanno detto anche i compagni, invece sono andato con l'interno. Che dire? Sto bene fisicamente, con la Juve siamo primi, in Nazionale va benissimo: questo è un momento da incorniciare. La griglia di partenza per l'Europeo? Siamo in prima fila con Spagna e Germania, non solo per il blasone, ma anche per la rosa che abbiamo». Come dire, prima o poi aspettiamoci l'urlo. Quello vero.
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