martedì 4 ottobre 2011

«Bentornatamia Signora Juve». Lippi garantisce: «Rivedo i segni del mio ciclo»


GASPORT (F. LICARI)- L'attrazione del mare è irresistibile per Marcello Lippi: «Poche cose sono più belle di un tramonto da una barca, di una battuta di pesca, di una passeggiata sul bagnasciuga d'inverno». Genova, dove ha vissuto vent'anni, Salone nautico, ospite di Gazzetta e di Yacht&Sail, Lippi racconta del nuovo gommone («ho lasciato lo yacht»), del campionato nel segno della Juve («si può parlare di scudetto») e del sogno di tornare presto («non voglio trascorrere un inverno a casa: qualcosa succederà»).

Impressionante la Juve vista contro il Milan, no? 
«Entusiasmo, carica agonistica, organizzazione, saggezza, maturità tecnico-tattica. E un potenziale da esprimere ancora: da Elia a Estigarribia ci sono tanti nuovi da scoprire». 
Si può parlare di scudetto?
«Perché no? Forse si pensava che servisse più tempo. Ma il torneo è particolarmente equilibrato e tutto è possibile». 
Di scudetto, però, Conte non vuol sentir parlare. 
«Ma allo scudetto ci credono, è che sono umili. Il 2-0 al Milan va oltre i 3 punti: questione di autostima, di juventinità finalmente ritrovata, di vincere la prima grande partita a casa». 
Quanto conta lo stadio? 
«Tantissimo. Hai la sensazione di giocare a casa tua e vuoi dimostrare qualcosa di più». 
Conte somiglia a Lippi? 
«Ha grinta, determinazione, rabbia: non c'era persona più giusta per ripartire. In realtà ci aveva provato anche Ciro Ferrara, ma non era stato fortunato per tanti motivi». 
Ha parlato con Conte? 
«Prima che cominciasse il campionato. Posso definirlo in una parola: entusiasta. Il suo sogno s'è avverato». 
Sorpreso dal passaggio dal 4-2-4 al centrocampo a tre?
«Non è solo questione di 4-2-4 e 4-1-4-1, o 4-3-3 che dir si voglia, ma di maturità tattica. Cosa di importanza straordinaria, fondamentale, nella nuova Juve. Senza la Champions, Conte ha più tempo per studiare e per insegnare a giocare con più moduli. Se domenica servivano tre centrocampisti, in futuro si tornerà al 4-2-4 o a qualche altra formula». 
Buffon ha detto: «Questa Juve somiglia a quella di Lippi». 
«Non c'è complimento migliore. Rivedo segni del mio ciclo». 
Qualcuno ha aggiunto che lo scudetto manca dai tempi di Lippi... 
«A me risulta che la Juve abbia vinto due titoli con Capello». 
Il successo della Juve passa per il centrocampo governato da Pirlo, giusto un ex milanista. 
«Tra i grandi del decennio. Grande uomo prima che grande giocatore. Tutti dicono che il Milan l'ha lasciato: no, sapeva bene cosa avrebbe perso, ma ha fatto altre valutazioni, soprattutto contrattuali (il club proponeva rinnovi annuali, ndr)». 
Marchisio: parlano i gol e un ruolo finalmente suo? 
«Può giocare in tutti i ruoli. È un grande centrocampista che impersona lo stile Juve per stile, attaccamento alla società, storia. Non ho mai creduto a una possibile cessione, come leggevo d'estate: è il futuro della Juve e della Nazionale». 
E Vidal? 
«Fisicamente fortissimo, gioca a tutto campo, fa interdizione e ha una bella dimestichezza con il gol: un ottimo acquisto». 
Chiellini a sinistra è un esperimento da proseguire? 
«Prima del Sudafrica ho cercato di far rientrare Nesta per una difesa a tre con Cannavaro e, sul centro sinistra, Chiellini». 
Dalla Juve impressionante al Milan deludente: perché?
«Comprensibile. Niente allarmi. Infortuni, stanchezza di Champions, Allegri costretto a far giocare sempre gli stessi. Discorso valido anche per l'Inter. Si tratta di recuperare energie: le milanesi non sono fuori dalla lotta scudetto. Il contrario». 
Dentro c'è di sicuro il Napoli. 
«Ah, sì! Non si parla di scudetto per scaramanzia, ma la parola giusta per il Napoli è una: grande. Se l'anno scorso mancava un pò di continuità, ora non perde un colpo tra campionato e Champions. Contro l'Inter ho visto l'organizzazione di Mazzarri e la prestazione straordinaria di almeno sei-sette giocatori, da De Sanctis a Campagnaro, da Cannavaro a Gargano...». 
Al momento c'è un'altra squadra a quota 11: l'Udinese. Come non considerarla per il successo finale? 
«E chi l'esclude? Ormai è una grande società che, pur non potendo trattenere i suoi fuoriclasse, si rinnova ad ogni stagione e ha l'eccellente guida tecnica di Guidolin. È sempre all'altezza». 
Tutte qui le candidate allo scudetto? 
«Aggiungo la Roma. Il progetto globale è il più intrigante. Un presidente nuovo, per la prima volta americano, un tecnico giovane senza esperienza in grandi panchine. Idea coraggiosa che entusiasma i giocatori, visto come Totti e De Rossi si schierano pubblicamente con Luis Enrique. Segnali come quelli dei giocatori della Lazio verso Reja. Hanno capito che poteva lasciare, gli si sono stretti attorno e i risultati sono arrivati. Bene così: il derby non sarà tra due squadre depresse». 
Non è che equilibrio significhi crisi o ridimensionamento in Italia? 
«Viviamo alti e bassi, come tutti. Ma negli ultimi anni abbiamo vinto Mondiale, due Champions, Mondiale per club e l'Italia di Prandelli, con lo stesso spirito di quella di Germania, è all'Euro... Galliani dice che siamo diventati una pizzeria, gli investitori mondiali non sono interessati al nostro calcio e ai nostri bot, ma siamo ancora un buon ristorante. E recupereremo qualche stella Michelin». 
Quanta voglia di tornare?
«Tanta, non voglio passare un altro inverno a Viareggio, ci sono meno cose da fare che d'estate. Volevo dedicarmi alla famiglia fino all'autunno e ho respinto tante offerte (Cina e Arabia Saudita di recente, ndr), ora sono in pista. Mi piacerebbe l'estero e una nazionale da portare a Brasile 2014: qualcosa si muove». 
L'autunno è cominciato. 
«Con questo caldo? No, non ancora...».

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