
grazie alla quale aiuta tanti bimbi argentini, il 24 a Bologna (Gasperini permettendo) raggiungerà il recordman Beppe Bergomi (a quota 758 presenze in nerazzurro contro le 753 di Pupi, che potrebbe superarlo a Mosca, in Champions). Il tutto occupandosi pure del vernissage del ristorante in Brera, il Botinero.
Capitano, iniziamo dalla Fondazione che compie dieci anni.
«A ripensarci, mi vengono i brividi. Abbiamo iniziato con 34 bambini, nel 2001, quando in Argentina è scoppiato il caos finanziario e la povertà dilagava. Con Pau (Paula, la moglie, ndr.) ci siamo detti che era il momento giusto per iniziare. Poi siamo cresciuti grazie all'aiuto di tanta gente. Ora aiutiamo più di mille bambini. La persona chiave è proprio Pau, che ogni giorno segue tutte le attività. Anche dopo che sono nati i nostri figli, Sol e Ignacio, cui stiamo già insegnando che non tutto è facile e dovuto».
La soddisfazione più grande di questi dieci anni?
«E' arrivata da pochi giorni, quando Jonathan, uno dei bimbi con cui avevamo iniziato, ha compiuto 18 anni ed ha iniziato a fare volontariato per Pupi, aiutando i più piccoli. Un prodotto fatto in casa!».
Giovedì prossima ci sarà la festa per il decennale.
«Sarà una bella serata in cui si potrà fare dell'altro bene tra amici e gente famosa. Ho appena sentito anche Messi, spera di riuscire a venire».
Lei ha sempre detto che l'Inter è una famiglia. E ora è arrivato anche suo fratello Sergio, allenatore della Juniores Berretti.
«Sono felice per lui. Ringrazio la società, ma che nessuno provi a dire che è un raccomandato. Si è fatto un mazzo così...».
Veniamo all'Inter. Per la prima volta negli ultimi anni non partite da favoriti.
«In questi anni abbiamo vinto tantissimo e continuiamo a essere un gruppo che può centrare tutti i traguardi. Che non siamo favoriti non lo pensiamo certo noi. Sappiamo quanto valiamo. Basta non essere perseguitati dagli infortuni».
Gli addetti ai lavori dicono Milan perché ha vinto l'ultimo scudetto, perché voi avete perso Eto'o e dovete assimilare le nuove idee di Gasperini.
«E lasciamo che il Milan sia favorito. Normale che con Gasperini serva un po' di tempo».
Qualcuno pensa che il destino di un tecnico all'Inter dipenda da come il gruppo ne segua il lavoro e che alcuni di voi l'anno scorso con Benitez non abbiano messo la gamba come con Leonardo.
«Questa cosa mi fa molto arrabbiare. Se non avessimo seguito Benitez non avremmo vinto Supercoppa italiana e Mondiale per club. Poi lui a fine dicembre con quello sfogo si è messo in una posizione che ha obbligato la società alla separazione. È chiaro che prima c'erano stati tanti problemi, spesso siamo stati costretti a giocare con alcuni Primavera. Quando è arrivato Leo l'infermeria ha iniziato a svuotarsi e lui ci ha trasmesso il suo entusiasmo. Tanto che per poco non rivincevamo lo scudetto».
L'ha sorpresa di più l'addio di Leo o di Eto'o?
«Quello di Leo, soprattutto dopo una vittoria in Coppa Italia con cui avevamo dimostrato quanto siamo ancora affamati. Avevamo già fatto progetti per la nuova stagione, invece... Ma Leo in sei mesi ci ha dato tutto, resta un amico e gli auguro ogni bene. La vicenda di Eto'o è legata alle dinamiche di mercato. E senza il fair play finanziario credo che Samu sarebbe rimasto».
Eppure senza di lui tutti vi vedono più deboli.
«Premesso che tutti riconosciamo l'importanza che ha avuto Eto'o per questa squadra, nessuno vince da solo. Siamo più forti di prima. Durante l'estate sono arrivati giocatori fortissimi e qualcuno si dimentica che di fatto l'anno scorso non abbiamo avuto due colonne come Milito e Samuel... Abbiamo mille alternative, un aspetto che nel nostro campionato può fare la differenza».
Un giudizio sui nuovi. A partire da Zarate, di cui si dice che lei sia il tutor.
«Ma no (ride, ndr.). Mauro è immarcabile, salta l'uomo e crea superiorità numerica. Conosce il nostro calcio e sa che questa è per lui è un'occasione unica. Alvarez ha un grande futuro. Deve solo superare un po' di timidezza, data anche dal fatto che, così giovane, ha cambiato vita, paese, lingua e soprattutto metodi di lavoro. Jonathan è il tipico terzino di spinta brasiliano. Ma è tosto anche in copertura. Poli mi aveva fatto un'impressione pazzesca nell'1-1 del 30 agosto 2008, la prima di campionato con Mourinho. E' uno degli italiani più promettenti. Castaignos è una sorpresa. Ha i movimenti del vero attaccante. E tra i nuovi ci metterei anche Coutinho. Un anno con noi e la vittoria nel Mondiale Under 20 lo hanno cambiato».
E Forlan?
«Attaccante fortissimo, che calcia allo stesso modo di destro e di sinistro. E può fare la differenza sui calci piazzati. Non averlo in Champions peserà».
Una delle incognite della nuova Inter è la difesa a tre.
«Ci stiamo lavorando e miglioriamo, malgrado i gol presi fossero evitabili e dipendessero da errori non dei difensori».
Non crede sia pericoloso che lo stesso Moratti dica che se la difesa a tre non funziona la si cambia?
«Il presidente ha espresso il suo giudizio, ma dipende tutto dalla convinzione che ci mettiamo noi. E comunque sapere che a seconda di avversari e situazioni possiamo tornare a quattro è un valore aggiunto, non un problema».
Altra incognita: ruolo e motivazioni di Sneijder dopo un'estate sull'orlo della cessione.
«Sono certo che, ora che il mercato è chiuso, ritroveremo un Wesley molto più sereno e tranquillo. Ci darà una mano fondamentale, a prescindere da dove lo schiererà Gasperini».
Non è che dopo tre derby persi scatti una sorta di complesso di inferiorità?
«No. Non ci sentiamo inferiori al Milan. Appena arrivato, per 4 anni non abbiamo mai perso, poi è toccato a loro, poi di nuovo a noi. Ora dobbiamo invertire la tendenza. Ma per lo scudetto ci sono anche Napoli e Roma. E non sono d'accordo che sia più facile vincere in Italia che in Europa. La competizione della Serie A gli altri campionati se la scordano».
Nel dubbio, potrebbe vincere un derby da difensore centrale...
«Ne ho parlato con Gasperini, il ruolo non mi spiace ma credo sia più legato a una situazione contingente».
Che partita sarà Bologna-Inter?
«Veramente domenica siamo a Palermo...».
Ma il 24 settembre, al Dall'Ara, raggiungerà Beppe Bergomi come recordman di presenze nell'Inter.
«Intanto dipende dalle scelte di Gasperini, ma nel caso sarà una giornata fantastica. E' un traguardo cui tengo da pazzi, anche perché raggiungo un mito come lo Zio, che quando sono arrivato mi ha aperto le porte dell'Inter. Dediche? Troppe, dalla mia famiglia alla famiglia interista. Compresi Prisco e Facchetti».
Adesso può dirci come sarà Palermo-Inter.
«Dell'ultima sfida al Barbera ho brutti ricordi. Non della partita, vinta in rimonta, ma del dopo. Dopo una pallonata nei santissimi ho continuato a correre e correre. Tornato negli spogliatoi sono stato malissimo. Lo pneumotorace mi tenne fuori un po' di tempo. Vincere a Palermo può valere sei punti, cioè darci la carica giusta per proseguire il nuovo lavoro con Gasperini. Anche perché comunque dopo non potremo che migliorare». Inesauribile e ottimista. Capitano da record.
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