CORSPORT (P. TORRI) - Universale. E’ la nuova etichetta di Daniele De Rossi. Così lo ha definito il ct Cesare Prandelli, pure prima di vedere i novanta minuti di San Siro che non hanno fatto altro che fortificare il suo concetto. Universale, parecchi anni fa, era una parola che nello sport definiva un ruolo nella pallavolo, cioè quel giocatore che poteva fare tutto, ricevere, alzare, schiacciare. Di solito, era il più bravo di tutti.
Come, appunto, Daniele De Rossi.
RUOLO - E’ doppio. Centrale dei centrali difensivi, centrocampista centrale delegato a dare inizio alla manovra. Interditore e regista. Roba per pochi. Si è sempre detto, anche in passato, che il biondo di Ostia potesse, prima o dopo, fare anche un passo indietro per diventare anche il regista difensivo. Luis Enrique, che sin dalle prime interviste non ha fatto altro che parlare in termini entusiastici di De Rossi, lo ha fatto. Dando corpo a quella rivoluzione filosofica che, ovviamente, non può prescindere neppure nel gioco. E allora eccolo il De Rossi che ne vale due. Centrale difensivo, posizionato in mezzo a Kjaer e Burdisso (almeno a San Siro contro l’Inter, poi si vedrà), sfruttando quella capacità innata che ha e che non si può allenare, di capire in anticipo quello che succederà in campo, capace di rubare palla per poi impostare, un fattore nel gioco aereo, una fisicità che non ci sta mai male, una personalità che non si compra in nessun mercato al mondo. Ma anche regista basso, bravo nel fraseggio stretto e in grado anche di ribaltare il gioco con lanci di cinquanta metri, in grado di essere sostanza in qualsiasi posizione del campo. Un giocatore così può fare la fortuna di qualsiasi squadra al mondo.
IL PROGETTO - Non è un caso, del resto, che in questo primissima fase della stagione, si stia rivedendo un De Rossi su livelli fantastici. Quello, cioè, che negli ultimi due campionati, si era fatta un po’ di fatica a riconoscere, stretto tra problemi extracalcistici che, prima di qualsiasi altra considerazione, meritano il massimo rispetto. L’arrivo di Luis Enrique, ma soprattutto le idee del tecnico spagnolo sbarcato a Roma direttamente da quella straordinaria scuola di calcio che è il Barcellona, lo hanno conquistato sin dai primissimi allenamenti. Chi frequenta quotidianamente Trigoria, garantisce che De Rossi sia assolutamente entusiasta del progetto spagnolo, perfettamente immedesimato nel nuovo ruolo al punto da considerarlo il migliore per le sue caratteristiche tecniche, tattiche e fisiche.
PROSPETTIVE - Non possono che essere ottimistiche. Nella Roma e pure in Nazionale. Perché, ne siamo certi, il ct Prandelli dopo aver visto a San Siro questo De Rossi, un pensierino per riproporlo anche in maglia azzurra con questi compi tattici, ce lo farà. Con Pirlo che in Nazionale avrebbe gli stessi compiti che in questa Roma, almeno a San Siro, Luis Enrique ha affidato al recuperato Pizarro. Tra l’altro c’è da credere che De Rossi abbia ancora concreti margini di miglioramento in questa nuova posizione che gli può regalare una seconda parte di carriera su livelli straordinari.
Come, appunto, Daniele De Rossi.
RUOLO - E’ doppio. Centrale dei centrali difensivi, centrocampista centrale delegato a dare inizio alla manovra. Interditore e regista. Roba per pochi. Si è sempre detto, anche in passato, che il biondo di Ostia potesse, prima o dopo, fare anche un passo indietro per diventare anche il regista difensivo. Luis Enrique, che sin dalle prime interviste non ha fatto altro che parlare in termini entusiastici di De Rossi, lo ha fatto. Dando corpo a quella rivoluzione filosofica che, ovviamente, non può prescindere neppure nel gioco. E allora eccolo il De Rossi che ne vale due. Centrale difensivo, posizionato in mezzo a Kjaer e Burdisso (almeno a San Siro contro l’Inter, poi si vedrà), sfruttando quella capacità innata che ha e che non si può allenare, di capire in anticipo quello che succederà in campo, capace di rubare palla per poi impostare, un fattore nel gioco aereo, una fisicità che non ci sta mai male, una personalità che non si compra in nessun mercato al mondo. Ma anche regista basso, bravo nel fraseggio stretto e in grado anche di ribaltare il gioco con lanci di cinquanta metri, in grado di essere sostanza in qualsiasi posizione del campo. Un giocatore così può fare la fortuna di qualsiasi squadra al mondo.
IL PROGETTO - Non è un caso, del resto, che in questo primissima fase della stagione, si stia rivedendo un De Rossi su livelli fantastici. Quello, cioè, che negli ultimi due campionati, si era fatta un po’ di fatica a riconoscere, stretto tra problemi extracalcistici che, prima di qualsiasi altra considerazione, meritano il massimo rispetto. L’arrivo di Luis Enrique, ma soprattutto le idee del tecnico spagnolo sbarcato a Roma direttamente da quella straordinaria scuola di calcio che è il Barcellona, lo hanno conquistato sin dai primissimi allenamenti. Chi frequenta quotidianamente Trigoria, garantisce che De Rossi sia assolutamente entusiasta del progetto spagnolo, perfettamente immedesimato nel nuovo ruolo al punto da considerarlo il migliore per le sue caratteristiche tecniche, tattiche e fisiche.
PROSPETTIVE - Non possono che essere ottimistiche. Nella Roma e pure in Nazionale. Perché, ne siamo certi, il ct Prandelli dopo aver visto a San Siro questo De Rossi, un pensierino per riproporlo anche in maglia azzurra con questi compi tattici, ce lo farà. Con Pirlo che in Nazionale avrebbe gli stessi compiti che in questa Roma, almeno a San Siro, Luis Enrique ha affidato al recuperato Pizarro. Tra l’altro c’è da credere che De Rossi abbia ancora concreti margini di miglioramento in questa nuova posizione che gli può regalare una seconda parte di carriera su livelli straordinari.
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