martedì 20 settembre 2011

Reja choc: "Me ne vado. Poi ci ripensa"


CORSPORT (F. PATANIA) - Hanno fatto tutto da soli e il film lo hanno girato di pomeriggio al­l’interno del centro sportivo di Formello. Attori principali Reja e Lotito con la La­zio a guardare, sbalordita da tanti colpi di scena e dalle frustate dei suoi condot­tieri.
Forse si dimette il mister. « Me ne vado» l’urlo del tecnico friulano nello spo­gliatoio per inchiodare i giocatori di fron­te alle proprie responsabilità, togliendo l’alibi della contestazione dei tifosi. Anzi no, ci ripensa. Guarda l’allenamento in at­tesa di comunicare le sue decisioni a Lo­tito, che arriva e tuona: « Dimostrate di meritare la maglia della LazioReja ha la nostra fiducia e non si tocca » . E infine la retromarcia: « Resto. Ci vediamo domani » . Questa la sintesi di un film an­dato in scena davvero e di una giornata da ricostruire passo dopo passo, ripartendo dal tracollo dell’Olimpico firmato da Pa­lacio e Kucka.

DOMENICA -Alle 19, dopo la sconfitta con il Genoa e lo sfogo di fronte ai microfoni, Reja rientra nell’albergo che lo ospita vicino a Ponte Milvio. E’ deluso, amareg­giato per la contestazione della Curva Nord. E’ un malessere che si porta die­tro da tempo e che sta di­ventandoun alibi per tutti. Edy incontra il ds Tare. Appare sereno, si confrontano sulla Lazio. Il mister è stanco per le criti­che, ma l’ipotesi delle dimissioni (caval­cata da altri quotidiani) non prende cor­po, o meglio non rappresenta con preci­sione i contorni dello sfogo. Siamo al«me ne vado ma non me ne vado». Potrebbe deciderlo ma non lo farà. Questa è la sto­ria. Si tratta soltanto di una reazione emo­tiva dell’uomo ferito nell’orgoglio. E’ già successo.« Se volete torno in Friuli »disse l’anno scor­so prima di Natale, quando era secondo in classifica, perché l’Olimpico lo aveva fischiato dopo la sostituzio­ne di Zarate. Stessa storia due giorni fa. Da una parte la stanchezza per i fischi, dall’altra l’ottimismo per il futuro e le virgolette chiarissime:« Vado avanti». Sullo sfondo la necessità di non trasformare la contestazione in un alibi, la voglia di confrontarsi con la squadra, che vede distratta, lontana dalla realtà del campionato appena iniziato.
ORE 11 -Ieri mattina Reja si presenta mol­to presto a Formello. Sta già lavorando e studiando la trasferta di Cesena, ma si porta dietro la delusione e l’amarezza per i fischi. Nello spogliatoio raccontano già da diverse settimane di vederlo nervoso, molto insofferente. Aspetta la squadra per l’allenamento fissato nel pomeriggio e pranza con i suoi più stretti collaboratori.

ORE 15 -Arrivano alla spicciolata i gioca­tori. Reja resta in borghese. Si spogliano solo il suo vice Giovanni Lopez e il prepa­ratore Febbrari. Comincia il confronto con la squadra. Edy alza i toni, la conte­stazione dei tifosi è appena sfiorata. E manifesta l’intenzione di andare via.« Mi sono stancato. Vi vedo distratti, è come se il campionato dovesse ancora comin­ciare. Facciamo certe cose in allenamen­to e poi non si ripetono sul campo. In più mi becco anche i fischi dei tifosi. Così non va. A 65 anni me ne posso anche stare a casa con mia moglie piuttosto che conti­nuare così»: queste, più o meno, le sue pa­role e il senso del discorso fatto alla squadra. Inter­vengono alcuni senatori, lo invitano a restare, a mette­re da parte la delusione. Lo difende anche il ds Tare. La chiusura di Reja è sorpren­dente. « Guardo l’allena­mento, più tardi arriva Lo­tito e gli comunico le mie decisioni ».

ORE 18 -Piomba Lotito a Formello. Alcu­ni giocatori, già usciti dal centro sporti­vo, vengono richiamati. Domenica al­l’Olimpico non ha visto nessuno, non è vero che abbia urlato dopo la partitanello spogliatoio, dove non lo hanno pro­prio visto. Il presidente raduna la squa­dra e il messaggio è chiarissimo:«Reja ha la nostra fiducia e non si tocca, non va bene scaricare le colpe sull’allenatore. Dimostra­te sul campo di meritare la maglia della Lazio ». E’ una ramanzina, un proces­so alla squadra, una difesa totale dell’allenatore, che annuncia:«Resto». Alle 19 il tecnico lascia il centro sportivo, non dice una pa­rola, appare di pessimo umore. Ma è pronto a riprendersi la Lazio e viaggia­re verso Cesena per trasformare i fischi in applausi. Una notte per capire se la scossa basterà per far tornare a volare l’aquila.

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