GASPORT (F. DELLA VALLE) - Le cuffie calate sulle orecchie quasi spariscono in mezzo ai riccioli ribelli. Alexandre Pato non ha voglia di dormire, forse perché vorrebbe che la notte di Barcellona non finisse mai. Sull'aereo che riporta il Milan in Italia Ale scherza e ride con tutti, chiacchiera a lungo con Cassano e si siede solo quando una hostess gli offre il vassoio con la cena.
Era successo lo stesso pure due anni fa, quando in una sera d'ottobre si fece conoscere in Spagna con una doppietta al Real.
Dal Bernabeu al Camp Nou Ci sono tante partite e tanti gol nella carriera di un calciatore, ma solo alcuni ti restano dentro. Pato ha scelto la Spagna e due degli stadi più emozionanti d'Europa per cominciare a scrivere la sua storia in Champions League. Sono passati due anni, sembra un'eternità. Il giovane Papero del Bernabeu faceva il cuoricino con le dita e l'incoscienza dei suoi 20 anni prevaleva sulla razionalità, l'adulto Pato del Camp Nou sa dosare talento e spirito di sacrificio ed esulta con il dito puntato verso la tribuna perché lì c'è lady Berlusconi. Per lui però BB è solo Barbara, la donna che da qualche mese gli ha dato gioia e tranquillità. A fine partita si sono incrociati quasi per caso in zona mista: un sorriso, una frase sussurrata e poi ognuno per la propria strada, Barbara sul suo volo privato e Ale insieme alla squadra, con la musica a fargli compagnia.
Più veloce del derby Chissà se Pato ieri avrà ripensato anche a quella notte di Madrid. «Voglio fare la storia del calcio e i due gol al Real sono l'inizio. Per riuscirci devo decidere le grandi partite», diceva allora. Quella di Barcellona non è stata una partita decisiva, ma importantissima sì, perché fermare i campioni d'Europa a casa loro è quasi impossibile e se il Milan è riuscito nell'impresa buona parte del merito è di quel gol a bruciapelo che ha lasciato inebetita la difesa blaugrana. Pato contro il Barça ha segnato dopo ventiquattro secondi, diciannove in meno di quelli impiegati nell'ultimo derby di campionato per fregare il compagno di Seleçao Julio Cesar. «É una cosa che provo spesso in allenamento, speravo di riuscire a fare un gol così».
Superare Serginho La velocità è sempre stato uno dei punti di forza dell'attaccante brasiliano. I test di MilaLab dicono che è il secondo giocatore più veloce nella storia del Milan: davanti a lui c'è solo Serginho, ma il primato del terzino comincia a vacillare. Pato a Milanello lavora molto sull'esplosività, però per sfruttare l'arma letale dello scatto oltre al fisico ci vuole la testa: servono concentrazione e un livello altissimo di attenzione. Il brasiliano è tornato in ottima forma dal superlavoro estivo con la nazionale, prima in Coppa America e poi nelle amichevoli di preparazione al Mondiale casalingo del 2014, e può ancora migliorare tantissimo. Soprattutto se gli infortuni che lo hanno tormentato negli ultimi due anni gli daranno tregua e lui riuscirà finalmente a trovare la continuità.
Quando Ibra non c'è Pato a Barcellona ha segnato il quinto gol più veloce della Champions League, cinque mesi fa a San Siro era diventato il quinto marcatore più veloce della storia del derby. Pato è istintivo e imprevedibile come due anni fa al Bernabeu, ma adesso è più maturo e meno anarchico e anche se ha solo 22 anni ha imparato a caricarsi il Milan sulle spalle. Quando è arrivato in Italia non aveva ancora compiuto 18 anni, a Milanello lo hanno protetto e coccolato ma gli hanno anche insegnato a prendersi le responsabilità. Pato l'aveva già fatto al derby, quando con Ibrahimovic squalificato aveva frantumato le ultime speranze interiste di scudetto con una doppietta, esultando con il dito alzato verso la tribuna. Stesso film a Barcellona: l'adduttore aveva fermato Ibra alla vigilia, però nessuna maglia blaugrana è riuscita a fermare Pato nella progressione verso la porta di Valdes. Due anni fa la doppietta al Real fu una soddisfazione personale, ma non bastò per andare avanti in Champions League: il Milan di Leonardo si fermò agli ottavi, come il Milan di Allegri l'anno scorso. Ora Pato insegue altri gol per non lasciare l'Europa troppo presto.
Era successo lo stesso pure due anni fa, quando in una sera d'ottobre si fece conoscere in Spagna con una doppietta al Real.
Dal Bernabeu al Camp Nou Ci sono tante partite e tanti gol nella carriera di un calciatore, ma solo alcuni ti restano dentro. Pato ha scelto la Spagna e due degli stadi più emozionanti d'Europa per cominciare a scrivere la sua storia in Champions League. Sono passati due anni, sembra un'eternità. Il giovane Papero del Bernabeu faceva il cuoricino con le dita e l'incoscienza dei suoi 20 anni prevaleva sulla razionalità, l'adulto Pato del Camp Nou sa dosare talento e spirito di sacrificio ed esulta con il dito puntato verso la tribuna perché lì c'è lady Berlusconi. Per lui però BB è solo Barbara, la donna che da qualche mese gli ha dato gioia e tranquillità. A fine partita si sono incrociati quasi per caso in zona mista: un sorriso, una frase sussurrata e poi ognuno per la propria strada, Barbara sul suo volo privato e Ale insieme alla squadra, con la musica a fargli compagnia.
Più veloce del derby Chissà se Pato ieri avrà ripensato anche a quella notte di Madrid. «Voglio fare la storia del calcio e i due gol al Real sono l'inizio. Per riuscirci devo decidere le grandi partite», diceva allora. Quella di Barcellona non è stata una partita decisiva, ma importantissima sì, perché fermare i campioni d'Europa a casa loro è quasi impossibile e se il Milan è riuscito nell'impresa buona parte del merito è di quel gol a bruciapelo che ha lasciato inebetita la difesa blaugrana. Pato contro il Barça ha segnato dopo ventiquattro secondi, diciannove in meno di quelli impiegati nell'ultimo derby di campionato per fregare il compagno di Seleçao Julio Cesar. «É una cosa che provo spesso in allenamento, speravo di riuscire a fare un gol così».
Superare Serginho La velocità è sempre stato uno dei punti di forza dell'attaccante brasiliano. I test di MilaLab dicono che è il secondo giocatore più veloce nella storia del Milan: davanti a lui c'è solo Serginho, ma il primato del terzino comincia a vacillare. Pato a Milanello lavora molto sull'esplosività, però per sfruttare l'arma letale dello scatto oltre al fisico ci vuole la testa: servono concentrazione e un livello altissimo di attenzione. Il brasiliano è tornato in ottima forma dal superlavoro estivo con la nazionale, prima in Coppa America e poi nelle amichevoli di preparazione al Mondiale casalingo del 2014, e può ancora migliorare tantissimo. Soprattutto se gli infortuni che lo hanno tormentato negli ultimi due anni gli daranno tregua e lui riuscirà finalmente a trovare la continuità.
Quando Ibra non c'è Pato a Barcellona ha segnato il quinto gol più veloce della Champions League, cinque mesi fa a San Siro era diventato il quinto marcatore più veloce della storia del derby. Pato è istintivo e imprevedibile come due anni fa al Bernabeu, ma adesso è più maturo e meno anarchico e anche se ha solo 22 anni ha imparato a caricarsi il Milan sulle spalle. Quando è arrivato in Italia non aveva ancora compiuto 18 anni, a Milanello lo hanno protetto e coccolato ma gli hanno anche insegnato a prendersi le responsabilità. Pato l'aveva già fatto al derby, quando con Ibrahimovic squalificato aveva frantumato le ultime speranze interiste di scudetto con una doppietta, esultando con il dito alzato verso la tribuna. Stesso film a Barcellona: l'adduttore aveva fermato Ibra alla vigilia, però nessuna maglia blaugrana è riuscita a fermare Pato nella progressione verso la porta di Valdes. Due anni fa la doppietta al Real fu una soddisfazione personale, ma non bastò per andare avanti in Champions League: il Milan di Leonardo si fermò agli ottavi, come il Milan di Allegri l'anno scorso. Ora Pato insegue altri gol per non lasciare l'Europa troppo presto.
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