GASPORT (L. GARLANDO) - Ufficiale: non era solo colpa della difesa a 3. Le colpe sono tante, enormi e generali se l'Inter ha messo in fila la terza sconfitta ufficiale dopo Milan (Supercoppa) e Palermo (campionato): non cominciava così male dal 1921-22.
Un tonfo storico. I campioni d'Europa 2009-2010 sconfitti in casa dai modestissimi turchi del Trabzonspor, ripescati in Champions, che non vincevano una partita esterna in Europa dall'agosto 2009. Decisivi gli errori di Pazzini e Milito. Il cammino in coppa si fa subito in salita, quello di Gasperini anche di più: sabato contro la Roma, rischia già di trovarsi al capolinea di un sogno nato male.
Colpe Il tecnico ha le sue colpe. Non è riuscito a trasmettere le sue idee e ha faticato a gestire i cambi impostigli dall'alto e dal basso: la squadra di ieri è stata un ibrido infelice, i tre moduli cambiati nel corso della partita non l'hanno rianimata. Ma l'untore non è Gasp. Ieri la difesa a 4 invocata come la Provvidenza si è sbriciolata al primo tiro in porta. Ha tante colpe la società per aver voluto un allenatore (un progetto) senza mettergli a disposizione gli uomini giusti: Zarate non è Lavezzi, né Palacio; Eto'o serviva più di Sneijder. Il disastroso Alvarez, pagato caro, segnala la cifra del mercato. Il pasticciaccio Forlan ora pesa ancora di più. Hanno colpe i giocatori che neppure ieri sono sembrati disperati e rabbiosi per un destino gramo, rassegnati o peggio. Serve chiarezza sul senso di gratitudine dovuta a eroi come Zanetti e Cambiasso: non si può essere titolari in eterno. Gasp è sembrato aggrapparsi a loro, quasi un rifugio nei poteri forti. L'Inter invece ha bisogno di rinnovarsi con coraggio e chiarezza. Puntare su un tecnico in cui credere davvero, assecondarlo, scegliere giovani bravi e puntare dritto verso il futuro.
Compromesso L'Inter al via sembra un rimpasto tra Gasperini e l'opposizione: ok, vi do Pazzini, Sneijder e la difesa a quattro, ma davanti li metto a tre come piace a me. Così Sneijder parte a sinistra e Zarate a destra. Dopo il quarto d'ora dell'orgoglio, il tecnico completa l'involuzione ed ecco il rombo caro alla casa: l'olandese dietro alle due punte. Cambia poco, perché i problemi restano alle spalle dei quattro, in una mediana tremendamente statica che non spinge e non crea. Cambiasso resta troppo basso, fa il doppio stopper, Zanetti appare in umanissimo affanno atletico, Obi è un gregario. Il paradosso? Con i due argentini così arretrati, l'auspicata difesa a 4 diventa a 6, davanti a un Trabzonspor che tiene di punta il solo Paulo Henrique e compatta cinque centrocampisti davanti a quattro difensori. Mai come questa sera Gasp avrebbe avuto bisogno di un uomo in più a centrocampo. Ma sembrava che la difesa a 3 fosse colpa di tutto, forse anche del buco nell'ozono.
Sonno Il risultato è una squadra lunga, lenta e spaesata, che affida le proprie speranze a una giocata di Sneijder, a uno scatto di Zarate, a un'irruzione di Nagatomo. Ma nulla di organico e logico e, soprattutto, nulla costruito in velocità per la gioia dei turchi che resistono senza sudare. La cronaca della pericolosità dell'Inter nel primo tempo è concentrata tra il 32' e il 33', quasi il sussulto di un corpo addormentato: due conclusioni di Zarate e una mezza rovesciata ciccata da Pazzini, che al Gasp sarà venuto in mente Milito. L'unica buona notizia è che il Trabzonspor non si accorge delle enormi difficoltà dei rivali e si accontenta di sopravvivere. Forse non è arrivata a Trebisonda la cassetta di Palermo-Inter o, più probabilmente, in questa squadra onesta, ma più che modesta, non esistono Ilicic e Miccoli che sappiano far male ripartendo negli spazi. Anche se Alanzinho avrebbe gambe e tocco per osare.
Finale Nella ripresa Gasp si gioca il suo Milito. Forse però, visto il bunker turco, era il caso di tenere dentro Pazzini e non Zarate: doppio centravanti con Sneijder dietro. Qualche dubbio anche sul cambio Alvarez-Obi: perché non togliere Cambiasso che arrancava? Invece: 4-2-3-1, che non produce frutti. Il corpo addormentato ha il solito sussulto verso la mezz'ora: doppia occasione per Milito. Poi al Trabzon forse raccontano di Palermo: col primo tiro in porta Altintop stampa la traversa, sulla respinta il terzino Celutska segna un gol (31') a San Siro che racconterà spesso nelle lunghe sere d'inverno. Per l'Inter è notta fonda. Sabato la Roma, con la quale un tempo si giocava festosamente scudetti e finali in primavera. Ora, a metà settembre, nessuna finale. Forse solo la fine di un'avventura.
Un tonfo storico. I campioni d'Europa 2009-2010 sconfitti in casa dai modestissimi turchi del Trabzonspor, ripescati in Champions, che non vincevano una partita esterna in Europa dall'agosto 2009. Decisivi gli errori di Pazzini e Milito. Il cammino in coppa si fa subito in salita, quello di Gasperini anche di più: sabato contro la Roma, rischia già di trovarsi al capolinea di un sogno nato male.
Colpe Il tecnico ha le sue colpe. Non è riuscito a trasmettere le sue idee e ha faticato a gestire i cambi impostigli dall'alto e dal basso: la squadra di ieri è stata un ibrido infelice, i tre moduli cambiati nel corso della partita non l'hanno rianimata. Ma l'untore non è Gasp. Ieri la difesa a 4 invocata come la Provvidenza si è sbriciolata al primo tiro in porta. Ha tante colpe la società per aver voluto un allenatore (un progetto) senza mettergli a disposizione gli uomini giusti: Zarate non è Lavezzi, né Palacio; Eto'o serviva più di Sneijder. Il disastroso Alvarez, pagato caro, segnala la cifra del mercato. Il pasticciaccio Forlan ora pesa ancora di più. Hanno colpe i giocatori che neppure ieri sono sembrati disperati e rabbiosi per un destino gramo, rassegnati o peggio. Serve chiarezza sul senso di gratitudine dovuta a eroi come Zanetti e Cambiasso: non si può essere titolari in eterno. Gasp è sembrato aggrapparsi a loro, quasi un rifugio nei poteri forti. L'Inter invece ha bisogno di rinnovarsi con coraggio e chiarezza. Puntare su un tecnico in cui credere davvero, assecondarlo, scegliere giovani bravi e puntare dritto verso il futuro.
Compromesso L'Inter al via sembra un rimpasto tra Gasperini e l'opposizione: ok, vi do Pazzini, Sneijder e la difesa a quattro, ma davanti li metto a tre come piace a me. Così Sneijder parte a sinistra e Zarate a destra. Dopo il quarto d'ora dell'orgoglio, il tecnico completa l'involuzione ed ecco il rombo caro alla casa: l'olandese dietro alle due punte. Cambia poco, perché i problemi restano alle spalle dei quattro, in una mediana tremendamente statica che non spinge e non crea. Cambiasso resta troppo basso, fa il doppio stopper, Zanetti appare in umanissimo affanno atletico, Obi è un gregario. Il paradosso? Con i due argentini così arretrati, l'auspicata difesa a 4 diventa a 6, davanti a un Trabzonspor che tiene di punta il solo Paulo Henrique e compatta cinque centrocampisti davanti a quattro difensori. Mai come questa sera Gasp avrebbe avuto bisogno di un uomo in più a centrocampo. Ma sembrava che la difesa a 3 fosse colpa di tutto, forse anche del buco nell'ozono.
Sonno Il risultato è una squadra lunga, lenta e spaesata, che affida le proprie speranze a una giocata di Sneijder, a uno scatto di Zarate, a un'irruzione di Nagatomo. Ma nulla di organico e logico e, soprattutto, nulla costruito in velocità per la gioia dei turchi che resistono senza sudare. La cronaca della pericolosità dell'Inter nel primo tempo è concentrata tra il 32' e il 33', quasi il sussulto di un corpo addormentato: due conclusioni di Zarate e una mezza rovesciata ciccata da Pazzini, che al Gasp sarà venuto in mente Milito. L'unica buona notizia è che il Trabzonspor non si accorge delle enormi difficoltà dei rivali e si accontenta di sopravvivere. Forse non è arrivata a Trebisonda la cassetta di Palermo-Inter o, più probabilmente, in questa squadra onesta, ma più che modesta, non esistono Ilicic e Miccoli che sappiano far male ripartendo negli spazi. Anche se Alanzinho avrebbe gambe e tocco per osare.
Finale Nella ripresa Gasp si gioca il suo Milito. Forse però, visto il bunker turco, era il caso di tenere dentro Pazzini e non Zarate: doppio centravanti con Sneijder dietro. Qualche dubbio anche sul cambio Alvarez-Obi: perché non togliere Cambiasso che arrancava? Invece: 4-2-3-1, che non produce frutti. Il corpo addormentato ha il solito sussulto verso la mezz'ora: doppia occasione per Milito. Poi al Trabzon forse raccontano di Palermo: col primo tiro in porta Altintop stampa la traversa, sulla respinta il terzino Celutska segna un gol (31') a San Siro che racconterà spesso nelle lunghe sere d'inverno. Per l'Inter è notta fonda. Sabato la Roma, con la quale un tempo si giocava festosamente scudetti e finali in primavera. Ora, a metà settembre, nessuna finale. Forse solo la fine di un'avventura.
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