
Se è tutto normale, allora sì, Claudio Ranieri è proprio un bel normalizzatore. Del resto i rivoluzionari, i fenomeni, non sono nati al Testaccio. Mentre martedì sera spiegava la strategia dell’Inter, il suo nuovo allenatore ha detto: «Conoscevo gli avversari e sapevo che avevano difficoltà nel gioco aereo sui palloni in movimento, per questo ho chiesto alla squadra di andare al cross». Dai, è banale spiegarlo così. Se al suo posto ci fosse stato il suo amico Mourinho, avremmo udito ben altre parole: «Ho visto 27 volte il dvd di Lille-Cska, so quanti metri percorrono in partita i gemelli Berezutski, quanta carne mangia Vagner Love e come si allaccia le scarpe Dzagoev. So tutto di tutti e con me l’Inter è imbattibile». Non c’è niente da fare, Ranieri è perdente. E’ una questione di stile. Vuoi mettere Josè che insulta giornalisti, arbitri, calciatori avversari (e non) e il tenero Claudio che si presenta in conferenza stampa e prima di tutto dice buongiorno? E se pure Ranieri risponde a domande in spagnolo o in inglese, è un caso. Mica ha studiato come Mourinho, mica è un fenomeno, lui.
C’è una battuta che Gabriele Muccino sembra aver scritto proprio per l’allenatore interista, una battuta che lo può salvare. E’ nel film “ L’ultimo bacio”, una ragazza si rivolge a un amico e gli dice: “Ma non lo sai che la vera rivoluzione è la normalità?“.
Ranieri ha rimesso l’Inter in ordine. Ha restituito alla squadra prima l’anima, poi il carattere, infine il gioco. E’ stato rapidissimo a trovare la chiave, ogni sua mossa ha convinto la squadra. L’ha liberata, l’ha resa leggera e sicura, l’ha guidata con mano ferma ma non rigida. Noi abbiamo cercato di riassumere questa ripartenza... normorivoluzionaria in quattro mosse, ma, normalmente, potrebbero essere tante di più.
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