CORSPORT (P. TORRI) - Perrotta terzino. Taddei pure. Cassetti centrale difensivo. De Rossi centromediano metodista e anche terzo centrale difensivo. Borriello esterno offensivo. Pizarro intermedio. Totti trequartista.
Se a qualcuno servivano prove di come Luis Enrique stia rivoluzionando la Roma, eccole qua, tutta, o quasi, la vecchia guardia romanista riproposta in ruoli mai interpretati in carriera, unica eccezione il capitano giallorosso che da trequartista ha giocato per molti anni prima di scoprirsi centravanti dal gol facile. C’è da chiedersi: ora, quando tornerà a disposizione Juan, lo vedremo nel tridente offensivo?
DUTTILITA’ -Non c’è dubbio che nel calcio moderno, la duttilità tattica di un giocatore sia uno degli elementi che gran parte degli allenatori considerano un punto di riferimento nelle scelte. Fa sempre comodo avere trequattro giocatori almeno in grado di ricoprire più ruoli, un’opportunità che evita di allargare le rose ma consente allo stesso tempo di poter avere sempre una soluzione giusta. Essere, oggi, un giocatore capace di giocare in un solo ruolo, può rappresentare un limite. Certo che Luis Enrique, anche per necessità contingenti, sta esasperando il concetto di duttilità, proponendo scelte estreme. Quando, a Milano, è stata ufficializzata la formazione della Roma, non c’è stato nessuno che non abbia visto quell’accoppiata di esterni bassi, Perrotta a destra, Taddei a sinistra, come una sfida ai confini della realtà, roba che se fosse andata male si sarebbe sentito di tutto e di più. Poi, peraltro, guardando bene quello che il tecnico spagnolo chiede ai suoi due esterni bassi, può giustificare una scelta di questo tipo,soprattutto, anzi principalmente, perché in questo momento la Roma non ha due giocatori tipo Cafu e Candela che sarebbero perfetti per il modulo di Luis Enrique, più ali che terzini, in grado di fare tutta la fascia con qualità e tecnica superiore alla media. In questo senso Perrotta, pur con tutta la sua buona volontà, non potrà mai essere un esterno basso di ruolo. Così come, per esempio, Borriello farà sempre fatica a interpretare il ruolo di esterno offensivo sia per caratteristiche tecniche, sia per quelle fisiche.
NOVITA’ -Tra le tante sorprese che fin qui ci ha regalato Luis Enrique, quella che sicuramente sembra convincere di più, è il ruolo che ha ritagliato per Daniele De Rossi, ruolo da antico centromediano metodista con licenza di trasformarsi anche in terzo centrale difensivo. Il centrocampista era reduce da due stagioni non proprio esaltanti, in questo primissimo scorcio di stagione è tornato a giocare si livelli eccellenti, difensore aggiunto e regista basso, capace, come a San Siro, di dominare la partita. Un nuovo ruolo che potrebbe far comodo anche al ct azzurro Cesare Prandelli. Un po’ meno, al contrario, sembra convincere Totti in versione spagnola, centravanti arretrato, quasi tornato a fare quel ruolo di trequartista con cui si è affermato. Convince meno soprattutto perché, almeno oggi come oggi, in una Roma che fa una certa fatica a fare gol (solo due reti realizzate nei quattro impegni ufficiali sin qui affrontati), allontanare dalla porta il capitano romanista, sembra perlomeno un controsenso. Se non altro perché allontanare dalla porta avversaria il giocatore che ha più confidenza con il gol, rischia di trasformarsi in un autogol.
Se a qualcuno servivano prove di come Luis Enrique stia rivoluzionando la Roma, eccole qua, tutta, o quasi, la vecchia guardia romanista riproposta in ruoli mai interpretati in carriera, unica eccezione il capitano giallorosso che da trequartista ha giocato per molti anni prima di scoprirsi centravanti dal gol facile. C’è da chiedersi: ora, quando tornerà a disposizione Juan, lo vedremo nel tridente offensivo?
DUTTILITA’ -Non c’è dubbio che nel calcio moderno, la duttilità tattica di un giocatore sia uno degli elementi che gran parte degli allenatori considerano un punto di riferimento nelle scelte. Fa sempre comodo avere trequattro giocatori almeno in grado di ricoprire più ruoli, un’opportunità che evita di allargare le rose ma consente allo stesso tempo di poter avere sempre una soluzione giusta. Essere, oggi, un giocatore capace di giocare in un solo ruolo, può rappresentare un limite. Certo che Luis Enrique, anche per necessità contingenti, sta esasperando il concetto di duttilità, proponendo scelte estreme. Quando, a Milano, è stata ufficializzata la formazione della Roma, non c’è stato nessuno che non abbia visto quell’accoppiata di esterni bassi, Perrotta a destra, Taddei a sinistra, come una sfida ai confini della realtà, roba che se fosse andata male si sarebbe sentito di tutto e di più. Poi, peraltro, guardando bene quello che il tecnico spagnolo chiede ai suoi due esterni bassi, può giustificare una scelta di questo tipo,soprattutto, anzi principalmente, perché in questo momento la Roma non ha due giocatori tipo Cafu e Candela che sarebbero perfetti per il modulo di Luis Enrique, più ali che terzini, in grado di fare tutta la fascia con qualità e tecnica superiore alla media. In questo senso Perrotta, pur con tutta la sua buona volontà, non potrà mai essere un esterno basso di ruolo. Così come, per esempio, Borriello farà sempre fatica a interpretare il ruolo di esterno offensivo sia per caratteristiche tecniche, sia per quelle fisiche.
NOVITA’ -Tra le tante sorprese che fin qui ci ha regalato Luis Enrique, quella che sicuramente sembra convincere di più, è il ruolo che ha ritagliato per Daniele De Rossi, ruolo da antico centromediano metodista con licenza di trasformarsi anche in terzo centrale difensivo. Il centrocampista era reduce da due stagioni non proprio esaltanti, in questo primissimo scorcio di stagione è tornato a giocare si livelli eccellenti, difensore aggiunto e regista basso, capace, come a San Siro, di dominare la partita. Un nuovo ruolo che potrebbe far comodo anche al ct azzurro Cesare Prandelli. Un po’ meno, al contrario, sembra convincere Totti in versione spagnola, centravanti arretrato, quasi tornato a fare quel ruolo di trequartista con cui si è affermato. Convince meno soprattutto perché, almeno oggi come oggi, in una Roma che fa una certa fatica a fare gol (solo due reti realizzate nei quattro impegni ufficiali sin qui affrontati), allontanare dalla porta il capitano romanista, sembra perlomeno un controsenso. Se non altro perché allontanare dalla porta avversaria il giocatore che ha più confidenza con il gol, rischia di trasformarsi in un autogol.
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