GASPORT (C. LAUDISA) - Lo storico primato non distrae Massimo Cellino. L'esaltante doppio 2-1 del Cagliari coincide con un grido d'allarme del numero uno rossoblù. E apre un fronte che coinvolge l'intero sistema-calcio. Già nel dopo-gara con il Novara sabato ha urlato contro le tv:
«Fra poco ci metteranno le telecamere anche nelle mutande. In questo modo stiamo portando via la gente dagli stadi». E il consigliere federale non si ferma qui: allo sfogo a caldo segue l'analisi, non meno preoccupata. «Non parlo ovviamente solo del Cagliari, ma di tutto il calcio italiano. La Lega di Serie A ha appena venduto i diritti per il prossimo triennio con delle condizioni accessorie pericolose».
Cosa la preoccupa in particolare?
«La superficialità con cui si va a caccia di denari dalle tv senza preoccuparsi di preservare gli interessi primari dei nostri tifosi».
Faccia un esempio.
«Ora come ora gli appassionati di calcio che scelgono di venire allo stadio sono penalizzati rispetto ai telespettatori. E alla lunga può diventare un boomerang, visto e considerato che i nostri impianti obsoleti non garantiscono certi servizi all'avanguardia».
Cosa teme?
«L'assuefazione. Se non lasciamo un minimo di privacy i club diverranno sempre più schiavi di questo sistema che potrebbe a breve creare dei problemi alle stesse televisioni».
Addirittura...
«Con la vendita degli ultimi diritti tv è stato concesso ai broadcaster di ottenere sempre più interviste e alle condizioni scelte da loro. Senza dimenticare che lo stesso spezzatino ormai impone uno stravolgimento delle abitudini di tutti. Ogni volta il limite viene oltrepassato e di questo passo scemerà l'interesse per tutto».
Ma i ricavi aumentano.
«Ora i manager delle tv guardano ai conti e cercano d'accaparrare nuovi abbonamenti. Ma se la gente non va più allo stadio che facciamo riempiamo gli spalti di manichini, com'è già successo a Trieste?».
I club, però, sono avidi di denaro.
«Purtroppo siamo all'angolo. Ecco perché propongo di cambiare mentalità. In prospettiva dobbiamo rinunciare a qualcosa. Fermiamoci, però, per favore. Ormai il 70% dei nostri ricavi arrivano dalle televisioni e non abbiamo neanche gli strumenti per pensare di crescere in altri ambiti. Un errore fatale che dobbiamo cercare di evitare per progettare uno sviluppo equilibrato del nostro calcio».
In che modo?
«Giovedì l'assemblea di Lega deve pronunciarsi su questi temi. In particolare sul nuovo accordo triennale. È indispensabile riflettere sugli effetti del nuovo impegno con Sky e Mediaset. Io per primo voglio vederci chiaro e credo sia utile una verifica con tutti i presidenti su questa delicatissima questione che pesa enormemente sul nostro domani».
Intanto sono rimasti invenduti i diritti di 56 partite...
«Questo è un altro spicchio del problema. Non dimentichiamo che il fallimento di Dahlia ha già creato dei danni. Ci avevano detto che l'azionista Telecom avrebbe garantito per Dahlia. Ma non è stato così. E la realtà è che alla fine tutto ruota sempre attorno alle grandi. E le altre?».
Pensiamo un po' positivo. Questa bella partenza se l'aspettava?
«Sono arrivati 11 giocatori nuovi e il loro inserimento è stato eccellente. Sono convinto, però, che il Cagliari può solo far meglio. Perciò la prestazione con il Novara m'è piaciuta solo in parte: troppe distrazioni sull'1-0 e certi musi lunghi non mi sono piaciuti. Le scelte dell'allenatore non vanno discusse».
Quindi?
«E' il mio ventesimo anno da presidente, l'anno prossimo avremo il nuovo stadio e io conto di arrivare a questo traguardo con un Cagliari in crescita. E punto sul ritorno. Ci conto».
A proposito: quali sono i tempi per il nuovo stadio?
«Ottobre è il mese decisivo per gli ultimi permessi. E io spero proprio che quest'atto di coraggio e onestà venga premiato nei tempi previsti».
E ora la verifica Palermo.
«Ci tengo alla sfida con il mio fratello maggiore Maurizio Zamparini: ha fatto tanto per i rosanero, nonostante non sia siciliano. Questo test arriva al momento giusto. Tra l'altro ci presenteremo con la storica maglia bianca e il fregio dei quattro mori. Con l'orgoglio di essere l'immagine bella della Sardegna».
«Fra poco ci metteranno le telecamere anche nelle mutande. In questo modo stiamo portando via la gente dagli stadi». E il consigliere federale non si ferma qui: allo sfogo a caldo segue l'analisi, non meno preoccupata. «Non parlo ovviamente solo del Cagliari, ma di tutto il calcio italiano. La Lega di Serie A ha appena venduto i diritti per il prossimo triennio con delle condizioni accessorie pericolose».
Cosa la preoccupa in particolare?
«La superficialità con cui si va a caccia di denari dalle tv senza preoccuparsi di preservare gli interessi primari dei nostri tifosi».
Faccia un esempio.
«Ora come ora gli appassionati di calcio che scelgono di venire allo stadio sono penalizzati rispetto ai telespettatori. E alla lunga può diventare un boomerang, visto e considerato che i nostri impianti obsoleti non garantiscono certi servizi all'avanguardia».
Cosa teme?
«L'assuefazione. Se non lasciamo un minimo di privacy i club diverranno sempre più schiavi di questo sistema che potrebbe a breve creare dei problemi alle stesse televisioni».
Addirittura...
«Con la vendita degli ultimi diritti tv è stato concesso ai broadcaster di ottenere sempre più interviste e alle condizioni scelte da loro. Senza dimenticare che lo stesso spezzatino ormai impone uno stravolgimento delle abitudini di tutti. Ogni volta il limite viene oltrepassato e di questo passo scemerà l'interesse per tutto».
Ma i ricavi aumentano.
«Ora i manager delle tv guardano ai conti e cercano d'accaparrare nuovi abbonamenti. Ma se la gente non va più allo stadio che facciamo riempiamo gli spalti di manichini, com'è già successo a Trieste?».
I club, però, sono avidi di denaro.
«Purtroppo siamo all'angolo. Ecco perché propongo di cambiare mentalità. In prospettiva dobbiamo rinunciare a qualcosa. Fermiamoci, però, per favore. Ormai il 70% dei nostri ricavi arrivano dalle televisioni e non abbiamo neanche gli strumenti per pensare di crescere in altri ambiti. Un errore fatale che dobbiamo cercare di evitare per progettare uno sviluppo equilibrato del nostro calcio».
In che modo?
«Giovedì l'assemblea di Lega deve pronunciarsi su questi temi. In particolare sul nuovo accordo triennale. È indispensabile riflettere sugli effetti del nuovo impegno con Sky e Mediaset. Io per primo voglio vederci chiaro e credo sia utile una verifica con tutti i presidenti su questa delicatissima questione che pesa enormemente sul nostro domani».
Intanto sono rimasti invenduti i diritti di 56 partite...
«Questo è un altro spicchio del problema. Non dimentichiamo che il fallimento di Dahlia ha già creato dei danni. Ci avevano detto che l'azionista Telecom avrebbe garantito per Dahlia. Ma non è stato così. E la realtà è che alla fine tutto ruota sempre attorno alle grandi. E le altre?».
Pensiamo un po' positivo. Questa bella partenza se l'aspettava?
«Sono arrivati 11 giocatori nuovi e il loro inserimento è stato eccellente. Sono convinto, però, che il Cagliari può solo far meglio. Perciò la prestazione con il Novara m'è piaciuta solo in parte: troppe distrazioni sull'1-0 e certi musi lunghi non mi sono piaciuti. Le scelte dell'allenatore non vanno discusse».
Quindi?
«E' il mio ventesimo anno da presidente, l'anno prossimo avremo il nuovo stadio e io conto di arrivare a questo traguardo con un Cagliari in crescita. E punto sul ritorno. Ci conto».
A proposito: quali sono i tempi per il nuovo stadio?
«Ottobre è il mese decisivo per gli ultimi permessi. E io spero proprio che quest'atto di coraggio e onestà venga premiato nei tempi previsti».
E ora la verifica Palermo.
«Ci tengo alla sfida con il mio fratello maggiore Maurizio Zamparini: ha fatto tanto per i rosanero, nonostante non sia siciliano. Questo test arriva al momento giusto. Tra l'altro ci presenteremo con la storica maglia bianca e il fregio dei quattro mori. Con l'orgoglio di essere l'immagine bella della Sardegna».
0 commenti:
Posta un commento