
Un balzo nel futuro, che nel giro di un paio di stagioni potrebbe fare «molto male» alla concorrenza italiana, soprattutto economicamente.
Apre il presidente - Sono stati appena aperti i cancelli, quando il presidente Andrea Agnelli raggiunge la tribuna stampa. Per salutare i giornalisti, per testare personalmente la bontà delle postazioni. Più tardi si concederà ai microfoni Sky, accompagnando anche i telespettatori all'interno della nuova casa bianconera. Nel frattempo si muove con giustificato orgoglio Jean Claude Blanc: è in grandissima parte suo il merito di questo successo tutto bianconero. Lo affianca Marcello Lippi: il c.t. campione del mondo è entusiasta. Blanc lo prende sottobraccio, gli fa da guida turistica. Ore 19.08, entra in campo il Notts County. Arriva immediato l'applauso: la maglia è la stessa. Sul maxi schermo vanno le immagini delle Juve vincenti: compare Nedved, gli animi bianconeri si scaldano. Ma è standing ovation pure per Omar Sivori: da lassù l'Avvocato approva di sicuro, El Cabezón era il numero uno in assoluto per Gianni Agnelli.
Via allo show - Alle 19.40 carrellata di inni ufficiali bianconeri, dal più recente al primissimo, datato 1919. Poi, via allo spettacolo. Entra la banda Conte, il tecnico in testa. Vanno a occupare le due panchine, in mezzo alla loro gente in pratica. Amauri? Assente. Si abbassano le luci, compare Linus. Il dj-presentatore (tifoso doc) comincia a scaldare la folla in attesa della diretta tv. Inutile dirlo: i primi cori sono pieni di «affetto» per l'Inter. Tutto è pronto: si riempie anche la tribuna d'onore. John Elkann e Andrea Agnelli accolgono il sindaco di Torino Fassino. Arrivano poi i vertici del calcio italiano, c'è pure Lapo Elkann, sorridente, sempre amatissimo dal popolo bianconero. Alle 20.15 scatta il countdown: 114 secondi, perché 114 sono gli anni di storia juventina. Sul maxischermo, passo dopo passo, la costruzione del nuovo stadio. A meno 29 secondi, vengono scanditi gli scudetti vinti sul campo (la Juve non molla i due titoli revocati). Quindi, comincia lo show a tinte bianconere, roba da far invidia a un'inaugurazione olimpica, brava K-events. Balletti, coreografie, centinaia di comparse e decine di migliaia di flash dagli spalti. In mezzo al campo viene formato il «6» di Scirea: l'emozione è forte, la risposta della gente commuove. Alle 20.26 suona l'inno italiano, in mezzo al campo il sindaco Fassino e il presidente Agnelli. È il momento del taglio del nastro. Il discorso spetta naturalmente a un emozionatissimo presidente, che rivendica «la juventinità di decine di milioni di tifosi in tutto il mondo». In tribuna c'è mamma Allegra, applaude anche l'Ingegnere, John Elkann. Lo stadio esplode, Agnelli taglia il nastro, via ai fuochi d'artificio. Il saluto (registrato) di Michel Platini precede l'entrata in campo dei numerosissimi titoli conquistati dalla Vecchia Signora dal 1897 a oggi. Quindi, da Anastasi a Zoff, passerella per le 50 «stelle» scelte dai tifosi e immortalate nella pavimentazione dello stadio. Non manca, però, l'ovazione (la più forte in assoluto) per Marcello Lippi, invitato comunque a entrare in campo.
Quella panchina - «Il più grande spettacolo dopo il big bang siamo noi», cantano i tifosi sulle note di Jovanotti. Nel frattempo, dal cielo scende la panchina su cui fu fondata la Juve: vi si siedono Del Piero e Boniperti. Il capitano di oggi, il mito-presidente di ieri. I due 18 anni fa si ritrovarono di fronte, e l'allora baby prodigio firmò in bianco. «Questo è lo stadio che ci meritiamo», dice Ale. «Lo ribadisco — urla Boniperti —. Alla Juve vincere non è importante, è l'unica cosa che conta». Delirio! E dopo il tributo (da groppo in gola) alle 39 vittime dell'Heysel, finale psichedelico su musiche di Michael Jackson e toni della bandiera italiana. Spettacolo! Sono le 21.21, entra in campo la Juve. Da domenica si gioca per i 3 punti.
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