GASPORT (M. PASOTTO) - Nonostante gli infortuni a ripetizione che stanno svuotando l'attacco, qualcosa fa presumere che ilCassano immaginato dal Cavaliere («lo vedo bene dietro Ibra e Pato», aveva detto dopo il Trofeo Berlusconi) rimarrà nel cassetto dei desideri. E non solo perché il trequartista ideale di Allegri è dinamico e di movimento.
Più che in quale posizione, qui si tratta di capire quanto lo vedremo in campo. Perché il futuro di Antonio si è annuvolato di botto sotto il cielo di Barcellona, dopo un mese radioso che l'aveva restituito all'utilità di squadra e a una condizione fisica accettabile.
L'altro ieri invece Cassano ha riavvolto il nastro, tornando ai tempi bui in cui dava ragione alle scelte del suo allenatore, che lo reputava una quarta scelta lontana anni luce dai compagni di reparto. Un'involuzione difficile da spiegare alla luce delle settimane precedenti fatte di gol, ispirazione e anche un po' di corsa. L'apice era stato contro la Lazio in campionato: rete, assist e palo. Invece al Camp Nou si è staccata la spina.
La chance del Faraone Solo una partita, diciamo così, sfortunata nel percorso che lo stava riportando all'attenzione di Allegri? Può darsi, ma è più lecito pensare che le condizioni fisiche di Antonio al momento non permettano una partita ogni tre giorni (e al Milan questo succederà per le prossime due settimane). Dunque, per Napoli ci sarà da rifletterci su. Sugli uomini e anche sul sistema di gioco. Visti gli infortuni che gravano sull'attacco (Ibra, Robinho, i due Boateng e Inzaghi), oltre a Pato restano due giocatori: Cassano ed El Shaarawy. Quindi, volendo mantenere il 4-3-1-2, Allegri deve scegliere fra riproporre un attaccante apparso in netta fase involutiva, o tentare la carta-freschezza del Faraone.
Una soluzione che al San Paolo potrebbe sembrare azzardata dal primo minuto, ma Stephan nell'ultimo periodo è sembrato piuttosto tonico e con lui il tasso tecnico dell'attacco rossonero resterebbe elevato. L'ipotesi appare percorribile, magari in staffetta con Cassano.
Moduli e mission Diverso il discorso in caso di cambio modulo, passando a quel 4-3-2-1 che Allegri aveva ipotizzato alla vigilia di Barcellona, con Pato assistito da Aquilani ed Emanuelson. Il tecnico era stato molto tentato di giocare così al Camp Nou, ma poi aveva optato per l'usato sicuro del 4-3-1-2. Un modo per dare un segnale forte, di coraggio a tutto l'ambiente e anche per rispettare la mission presidenziale — di cui Galliani si era fatto significativamente portavoce il giorno della partita all'ora di pranzo — che prevede l'impiego di (almeno) due punte.
Quanti k.o. Il problema è che gli attaccanti scarseggiano. Ibra nella migliore delle ipotesi rientrerà il 24 col Cesena (più probabile il 28 in Champions col Viktoria) e Robinho — così come Inzaghi — ieri ha lavorato solo in palestra e domenica rischia di non andare nemmeno in panchina. A meno di miracoli non ci sarà neanche Boateng, alle prese con un problema al costato. Gli esami hanno escluso fratture, ma resta un forte dolore muscolare nella fascia addominale alta. Oggi ulteriori indagini strumentali. La situazione dell'attacco è completata dall'altro Boateng, Kingsley, fermo un mese per una distorsione al ginocchio destro che ha interessato anche il menisco. A centrocampo, Gattuso sarà indisponibile fin quando non si capirà con precisione la causa dell'infiammazione al nervo ottico, mentre anche Ambrosini dovrà fermarsi un mese: il capitano a Barcellona si è procurato una lussazione alla spalla destra, che sarà trattata con terapia conservativa.
Più che in quale posizione, qui si tratta di capire quanto lo vedremo in campo. Perché il futuro di Antonio si è annuvolato di botto sotto il cielo di Barcellona, dopo un mese radioso che l'aveva restituito all'utilità di squadra e a una condizione fisica accettabile.
L'altro ieri invece Cassano ha riavvolto il nastro, tornando ai tempi bui in cui dava ragione alle scelte del suo allenatore, che lo reputava una quarta scelta lontana anni luce dai compagni di reparto. Un'involuzione difficile da spiegare alla luce delle settimane precedenti fatte di gol, ispirazione e anche un po' di corsa. L'apice era stato contro la Lazio in campionato: rete, assist e palo. Invece al Camp Nou si è staccata la spina.
La chance del Faraone Solo una partita, diciamo così, sfortunata nel percorso che lo stava riportando all'attenzione di Allegri? Può darsi, ma è più lecito pensare che le condizioni fisiche di Antonio al momento non permettano una partita ogni tre giorni (e al Milan questo succederà per le prossime due settimane). Dunque, per Napoli ci sarà da rifletterci su. Sugli uomini e anche sul sistema di gioco. Visti gli infortuni che gravano sull'attacco (Ibra, Robinho, i due Boateng e Inzaghi), oltre a Pato restano due giocatori: Cassano ed El Shaarawy. Quindi, volendo mantenere il 4-3-1-2, Allegri deve scegliere fra riproporre un attaccante apparso in netta fase involutiva, o tentare la carta-freschezza del Faraone.
Una soluzione che al San Paolo potrebbe sembrare azzardata dal primo minuto, ma Stephan nell'ultimo periodo è sembrato piuttosto tonico e con lui il tasso tecnico dell'attacco rossonero resterebbe elevato. L'ipotesi appare percorribile, magari in staffetta con Cassano.
Moduli e mission Diverso il discorso in caso di cambio modulo, passando a quel 4-3-2-1 che Allegri aveva ipotizzato alla vigilia di Barcellona, con Pato assistito da Aquilani ed Emanuelson. Il tecnico era stato molto tentato di giocare così al Camp Nou, ma poi aveva optato per l'usato sicuro del 4-3-1-2. Un modo per dare un segnale forte, di coraggio a tutto l'ambiente e anche per rispettare la mission presidenziale — di cui Galliani si era fatto significativamente portavoce il giorno della partita all'ora di pranzo — che prevede l'impiego di (almeno) due punte.
Quanti k.o. Il problema è che gli attaccanti scarseggiano. Ibra nella migliore delle ipotesi rientrerà il 24 col Cesena (più probabile il 28 in Champions col Viktoria) e Robinho — così come Inzaghi — ieri ha lavorato solo in palestra e domenica rischia di non andare nemmeno in panchina. A meno di miracoli non ci sarà neanche Boateng, alle prese con un problema al costato. Gli esami hanno escluso fratture, ma resta un forte dolore muscolare nella fascia addominale alta. Oggi ulteriori indagini strumentali. La situazione dell'attacco è completata dall'altro Boateng, Kingsley, fermo un mese per una distorsione al ginocchio destro che ha interessato anche il menisco. A centrocampo, Gattuso sarà indisponibile fin quando non si capirà con precisione la causa dell'infiammazione al nervo ottico, mentre anche Ambrosini dovrà fermarsi un mese: il capitano a Barcellona si è procurato una lussazione alla spalla destra, che sarà trattata con terapia conservativa.
0 commenti:
Posta un commento