GASPORT (A. ELEFANTE) - La bufera è intorno, dice. Dentro, Gian Piero Gasperini annusa la quiete prima di una tempesta, ma perfetta. Dentro, alla Pinetina, c'è Massimo Moratti, che arriva prima dell'allenamento e parla con Gasp non così a lungo ma fitto fitto, passeggiando sul campo.
«Dentro l'Inter, con la squadra e la società — aveva detto da poco il tecnico — non avverto bufera. Solo a Moratti spetta dire se sto camminando su un filo, e da lui ho sempre ricevuto grandi motivazioni. Su questo lavoro, per ripartire al meglio». Ma quanto tempo serve a Gasperini, dunque quando? «Già domani sera (stasera): sono ottimista perché quando vai giù è più facile risalire, ma soprattutto perché sono convinto che faremo una buona partita».
Come a Pechino - Sarebbe la bufera che serve per scuotere l'Inter dal sonno di risultati che rischia di addormentare anche la sua autostima, la sua convinzione di non essere alla fine di un ciclo: «Quando ne finisce uno, si spera di riaprirne un altro: questa Inter sta cambiando, ma resta competitiva». E Gasperini, già prima di provarla sul campo nel tardo pomeriggio, aveva in mente come farla vibrare nel modo giusto, stasera. In un certo modo, ripartendo da dov'era partito, prima di sterzare in corsa: «È stato utile cambiare qualcosa, ma un progetto tattico chiaro era stato sviluppato fino alla Supercoppa di Pechino: nel primo tempo di quel derby si era avuta una buona sensazione di squadra. Poi ho "perso" dei giocatori per vacanze e mercato, altri sono arrivati tardi e poi si è iniziato a giocare ogni tre giorni».
Apprezzo il progetto Roma - Si gioca ancora, ogni tre giorni. E può servire a riguadagnare in fretta posizioni: «In Europa teoricamente ci sono meno margini per recuperare, ma anche lì può bastarci poco tempo per rimediare alla sconfitta con il Trabzonspor». Ma intanto stasera c'è il bivio Roma, altra impalcatura ancora instabile a cui Gasp guarda però con la cautela che nasce dalla stima: «Credono ad un progetto e lo stanno sviluppando bene, al di là dei risultati: apprezzo molto la loro idea, sono sicuro che con il tempo faranno bene». Sembra quasi che parli con un briciolo di sana invidia, «ma io credo di avere la stessa fiducia concessa a Luis Enrique: però questa fiducia va accompagnata da un segnale importante, e parlo di risultato ma anche di approccio e di prestazione della squadra».
Correre meno, correre meglio - Che non potrà prescindere dalla Roma stessa: «Squadra che fa un possesso palla importante e ha una buona organizzazione di gioco». Dunque:«Centrocampo più folto; aiuto degli attaccanti nell'accorciare per non subire il loro palleggio; buona disposizione in campo e reparti più vicini: così sarà necessario correre meno e si correrà meglio». A costo di cambiare ancora qualcosa, tornando a un'Inter molto simile a quella di Pechino: «Troppa duttilità può diventare un boomerang, ma la continuità non è data solo dall'applicare sempre lo stesso sistema di gioco». È una scommessa anche questa, purché sia davvero una tempesta perfetta.
«Dentro l'Inter, con la squadra e la società — aveva detto da poco il tecnico — non avverto bufera. Solo a Moratti spetta dire se sto camminando su un filo, e da lui ho sempre ricevuto grandi motivazioni. Su questo lavoro, per ripartire al meglio». Ma quanto tempo serve a Gasperini, dunque quando? «Già domani sera (stasera): sono ottimista perché quando vai giù è più facile risalire, ma soprattutto perché sono convinto che faremo una buona partita».
Come a Pechino - Sarebbe la bufera che serve per scuotere l'Inter dal sonno di risultati che rischia di addormentare anche la sua autostima, la sua convinzione di non essere alla fine di un ciclo: «Quando ne finisce uno, si spera di riaprirne un altro: questa Inter sta cambiando, ma resta competitiva». E Gasperini, già prima di provarla sul campo nel tardo pomeriggio, aveva in mente come farla vibrare nel modo giusto, stasera. In un certo modo, ripartendo da dov'era partito, prima di sterzare in corsa: «È stato utile cambiare qualcosa, ma un progetto tattico chiaro era stato sviluppato fino alla Supercoppa di Pechino: nel primo tempo di quel derby si era avuta una buona sensazione di squadra. Poi ho "perso" dei giocatori per vacanze e mercato, altri sono arrivati tardi e poi si è iniziato a giocare ogni tre giorni».
Apprezzo il progetto Roma - Si gioca ancora, ogni tre giorni. E può servire a riguadagnare in fretta posizioni: «In Europa teoricamente ci sono meno margini per recuperare, ma anche lì può bastarci poco tempo per rimediare alla sconfitta con il Trabzonspor». Ma intanto stasera c'è il bivio Roma, altra impalcatura ancora instabile a cui Gasp guarda però con la cautela che nasce dalla stima: «Credono ad un progetto e lo stanno sviluppando bene, al di là dei risultati: apprezzo molto la loro idea, sono sicuro che con il tempo faranno bene». Sembra quasi che parli con un briciolo di sana invidia, «ma io credo di avere la stessa fiducia concessa a Luis Enrique: però questa fiducia va accompagnata da un segnale importante, e parlo di risultato ma anche di approccio e di prestazione della squadra».
Correre meno, correre meglio - Che non potrà prescindere dalla Roma stessa: «Squadra che fa un possesso palla importante e ha una buona organizzazione di gioco». Dunque:«Centrocampo più folto; aiuto degli attaccanti nell'accorciare per non subire il loro palleggio; buona disposizione in campo e reparti più vicini: così sarà necessario correre meno e si correrà meglio». A costo di cambiare ancora qualcosa, tornando a un'Inter molto simile a quella di Pechino: «Troppa duttilità può diventare un boomerang, ma la continuità non è data solo dall'applicare sempre lo stesso sistema di gioco». È una scommessa anche questa, purché sia davvero una tempesta perfetta.
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