GASPORT (A. ELEFANTE) - Il dubbio che stasera cambi qualcosa non c'è più: si cambia, e pure tanto. Rispetto a Palermo ma anche a certi orientamenti estivi, convinzioni rivedute e corrette nel laboratorio della pragmaticità. I dubbi che restano per stasera: tre e comunque piccoli, incertezze che galleggiano solo se non si vuole dare per scontato quello che Gasperini
ha provato ieri mattina sul campo, e nel ricordo di sue vecchie abitudini, formazioni mai date per decise fino all'ultimo, anche con la squadra.
Debolezza o ragionevolezza - Il dubbio che resta oltre Inter-Trabzonspor: Gasperini cambia stasera, cambia per un po', o cambia per sempre? Presto per una sentenza: il campo dirà, anche nel senso che saranno i riscontri prossimi futuri a indirizzare le cose. E poi un dubbio da spazzare: se la sterzata tattica decisa da Gasperini sia figlia di debolezza o ragionevolezza, e la seconda può cancellare la prima quando è il campo a dare ragione. Perché poi lì, davanti alla sua panchina, il tecnico può darsi ragione anche da solo: mica è vero che tutti i «rombi» sono uguali, e Gasp può metterci del suo pure in una cosa non propriamente sua, e sentirsi bravo anche per una duttilità al contrario, il modellare in corsa avvicinandosi alle proprie idee, piuttosto che correggerle dopo.
Pensando a Inter-Roma - Una cosa per volta: la realtà immediata è che stasera c'è la Champions, c'è il Trabzon, c'è il bisogno di ossigeno immediato, dopo due schiaffi su due nelle prime partite stagionali. Dunque si cambia, e forse anche più di quanto previsto. Perché il ritorno alla difesa a quattro era stato annusato già lunedì, il giorno dopo la sconfitta di Palermo, e si poteva mettere in conto anche la «titolarità» di Ranocchia, ancora in ballottaggio (ecco il piccolo dubbio numero uno) con Samuel, che però è rientrato da poco da un lungo infortunio e magari ha bisogno di un po' di riposo, pensando anche a Inter-Roma di sabato.
Uomini che scalano - La scelta così immediata del 4-3-1-2, invece, era meno scontata. E invece: Sneijder sarà libero di fare il trequartista, magari decollando a volte da sinistra, più largo, dove l'istinto lo porta a prescindere, e però senza obblighi se non quello di andare a cucire centrocampo e attacco calpestando le sue zolle preferite. Dunque un centrocampo che cambia faccia, dunque uomini che rispetto alle precedenti richieste di Gasperini scalano dietro, in mezzo e anche davanti.
Zanetti al suo posto - Dietro: Jonathan e Nagatomo, per i quali magari sarà più facile alternare la spinta e le incursioni sulla fascia. In mezzo: Zanetti, di nuovo centrocampista, perché centrale difensivo si può, non si deve a tutti i costi, e con lui e Cambiasso — piccolo dubbio numero due — dovrebbe esserci la freschezza e la corsa di Obi, anche se magari Gasperinici penserà ancora un po', prima di decidere di rinunciare in partenza a Stankovic. E davanti: Zarate, che buttato là sulla destra, domenica sera, era sembrato spaesato e impotente, e magari cercare uno contro uno più vicini alla porta gli servirà a risvegliare istinti molto latenti, a Palermo. Il piccolo dubbio numero tre è se Gasperini sceglierà lui oppure Milito, perché invece l'orizzonte del rilancio di Pazzini è proprio lì, si vede. E questo no che non sembra un dubbio.
ha provato ieri mattina sul campo, e nel ricordo di sue vecchie abitudini, formazioni mai date per decise fino all'ultimo, anche con la squadra.
Debolezza o ragionevolezza - Il dubbio che resta oltre Inter-Trabzonspor: Gasperini cambia stasera, cambia per un po', o cambia per sempre? Presto per una sentenza: il campo dirà, anche nel senso che saranno i riscontri prossimi futuri a indirizzare le cose. E poi un dubbio da spazzare: se la sterzata tattica decisa da Gasperini sia figlia di debolezza o ragionevolezza, e la seconda può cancellare la prima quando è il campo a dare ragione. Perché poi lì, davanti alla sua panchina, il tecnico può darsi ragione anche da solo: mica è vero che tutti i «rombi» sono uguali, e Gasp può metterci del suo pure in una cosa non propriamente sua, e sentirsi bravo anche per una duttilità al contrario, il modellare in corsa avvicinandosi alle proprie idee, piuttosto che correggerle dopo.
Pensando a Inter-Roma - Una cosa per volta: la realtà immediata è che stasera c'è la Champions, c'è il Trabzon, c'è il bisogno di ossigeno immediato, dopo due schiaffi su due nelle prime partite stagionali. Dunque si cambia, e forse anche più di quanto previsto. Perché il ritorno alla difesa a quattro era stato annusato già lunedì, il giorno dopo la sconfitta di Palermo, e si poteva mettere in conto anche la «titolarità» di Ranocchia, ancora in ballottaggio (ecco il piccolo dubbio numero uno) con Samuel, che però è rientrato da poco da un lungo infortunio e magari ha bisogno di un po' di riposo, pensando anche a Inter-Roma di sabato.
Uomini che scalano - La scelta così immediata del 4-3-1-2, invece, era meno scontata. E invece: Sneijder sarà libero di fare il trequartista, magari decollando a volte da sinistra, più largo, dove l'istinto lo porta a prescindere, e però senza obblighi se non quello di andare a cucire centrocampo e attacco calpestando le sue zolle preferite. Dunque un centrocampo che cambia faccia, dunque uomini che rispetto alle precedenti richieste di Gasperini scalano dietro, in mezzo e anche davanti.
Zanetti al suo posto - Dietro: Jonathan e Nagatomo, per i quali magari sarà più facile alternare la spinta e le incursioni sulla fascia. In mezzo: Zanetti, di nuovo centrocampista, perché centrale difensivo si può, non si deve a tutti i costi, e con lui e Cambiasso — piccolo dubbio numero due — dovrebbe esserci la freschezza e la corsa di Obi, anche se magari Gasperinici penserà ancora un po', prima di decidere di rinunciare in partenza a Stankovic. E davanti: Zarate, che buttato là sulla destra, domenica sera, era sembrato spaesato e impotente, e magari cercare uno contro uno più vicini alla porta gli servirà a risvegliare istinti molto latenti, a Palermo. Il piccolo dubbio numero tre è se Gasperini sceglierà lui oppure Milito, perché invece l'orizzonte del rilancio di Pazzini è proprio lì, si vede. E questo no che non sembra un dubbio.
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