GASPORT (L. BIANCHIN) - «Questo sarà l'anno del Real. Deve essere l'anno del Real», diceva Hector Cuper, volpone, qualche giorno fa. Gufata di proporzioni notevoli. Il Real Mou a Santander, contro il Racing dell'Hombre Vertical, è stato la fotocopia dei Blancos che hanno perso domenica in casa del Levante: tra il brutto e l'orrendo.
Ha tirato poco, non ha segnato mai e ha evitato di prendere gol solo per una parata di Casillas alla Casillas: grande allungo su tiro da lontano di Serrano. Un portiere normale lì due volte su tre prende gol. «No da señales de vida», «Non dà segnali di vita», ha titolato subito Marca riferendosi al periodo nero del Real. «El Madrid de Mou entra en depresión», «Il Madrid entra in depressione», ha risposto As.
Il presidente in spogliatoio Lo pensano tutti. Il Real non segna da 227' minuti, ha tirato in porta per la prima volta al 46' del primo tempo e soprattutto ha ricordato la squadra del 2010-11, che ha lasciato la Liga contro le piccole, perdendo contro Sporting Gijon, Osasuna e Saragozza. Mourinho le ha provate tutte, in pure stile-Inter, inserendo nella ripresa Kakà, Higuain e Di Maria: inutile, perché Toño ha parato e soprattutto il Real ha fatto una gran fatica contro la difesa schierata. Casillas, alla fine, ha fatto il capitano: «Non abbiamo vinto due partite contro squadre che non competono con noi. Dobbiamo alzare la testa, sappiamo che la nostra immagine ora non è all'altezza del Madrid». Un concetto che deve essere chiaro anche per Florentino Perez, sceso negli spogliatoi dopo il 90' per dare animo ai giocatori.
Logico che però, alla fine, tutti aspettassero Mou. Lui, accusato dalla stampa spagnola già in settimana, un po' ha minimizzato, un po' se l'è presa con gli avversari: «Negli ultimi 20 minuti siamo rimasti con due difensori e abbiamo dominato. E comunque il Barcellona, il nostro riferimento diretto, non è certo a 30 punti». Mourinho ha puntato sul concetto di ritmo, che il Real non avrebbe trovato «per i molti ingressi della barella, le molte simulazioni dei giocatori del Racing e l'atteggiamento di chi ha permesso questo». Nei prossimi giorni ripenserà a tutto: alle punizioni calciate male da Ronaldo, mai protagonista, ai rischi corsi in difesa (se Stuani fosse un po' più rapido...) e alla partita di sabato col Rayo. C'è il caso che, in caso di nuovo stop, a Madrid il livello della polemica si alzi. Si alzi parecchio.
Ha tirato poco, non ha segnato mai e ha evitato di prendere gol solo per una parata di Casillas alla Casillas: grande allungo su tiro da lontano di Serrano. Un portiere normale lì due volte su tre prende gol. «No da señales de vida», «Non dà segnali di vita», ha titolato subito Marca riferendosi al periodo nero del Real. «El Madrid de Mou entra en depresión», «Il Madrid entra in depressione», ha risposto As.
Il presidente in spogliatoio Lo pensano tutti. Il Real non segna da 227' minuti, ha tirato in porta per la prima volta al 46' del primo tempo e soprattutto ha ricordato la squadra del 2010-11, che ha lasciato la Liga contro le piccole, perdendo contro Sporting Gijon, Osasuna e Saragozza. Mourinho le ha provate tutte, in pure stile-Inter, inserendo nella ripresa Kakà, Higuain e Di Maria: inutile, perché Toño ha parato e soprattutto il Real ha fatto una gran fatica contro la difesa schierata. Casillas, alla fine, ha fatto il capitano: «Non abbiamo vinto due partite contro squadre che non competono con noi. Dobbiamo alzare la testa, sappiamo che la nostra immagine ora non è all'altezza del Madrid». Un concetto che deve essere chiaro anche per Florentino Perez, sceso negli spogliatoi dopo il 90' per dare animo ai giocatori.
Logico che però, alla fine, tutti aspettassero Mou. Lui, accusato dalla stampa spagnola già in settimana, un po' ha minimizzato, un po' se l'è presa con gli avversari: «Negli ultimi 20 minuti siamo rimasti con due difensori e abbiamo dominato. E comunque il Barcellona, il nostro riferimento diretto, non è certo a 30 punti». Mourinho ha puntato sul concetto di ritmo, che il Real non avrebbe trovato «per i molti ingressi della barella, le molte simulazioni dei giocatori del Racing e l'atteggiamento di chi ha permesso questo». Nei prossimi giorni ripenserà a tutto: alle punizioni calciate male da Ronaldo, mai protagonista, ai rischi corsi in difesa (se Stuani fosse un po' più rapido...) e alla partita di sabato col Rayo. C'è il caso che, in caso di nuovo stop, a Madrid il livello della polemica si alzi. Si alzi parecchio.
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