CORSPORT (A. RAMAZZOTTI) - Manca solo l'ufficialità, ma a questo punto sembra poco più di un dettaglio.
«La squadra è con Gasperini? Stasera (ieri sera ndi) non sembrava, ma lasciamo passare la serata» : sono le parole di Massimo Moratti che di fatto hanno esonerato il tecnico piemontese.
Il presidente non pensava a una notte del genere, a un tale tracollo. E' rimasto pietrificato dalla prova della squadra, da una sconfitta che rimarrà storica. In negativo. Dopo anni di vittorie. Sono immagini da fine impero. Adesso si cambia, allenatore naturalmente. Via Gasp e in panchina un sostituto. Due le correnti di pensiero: un uomo d'esperienza con Ranieri in pole su Delio Rossi o una soluzione apparentemente tampone (Figo più facilmente di Baggio) con Baresi come tutor. Moratti si è preso una notte per pensarci, ma il suo telefono è stato rovente fino a tarda ora. Chiamate con il figlio Angelomario e con gli altri uomini di fiducia per prendere una decisione che condizionerà la stagione. In un modo o nell'altro.
SUMMIT E PARTENZA - La squadra impotente in campo, schiacciata da una neopromossa, e il patron in tribuna, con lo sguardo terreo per tutti i 90'. Poi al fischio finale la festa del Novara e Moratti seduto lì, tra la moglie Milly, il vice dg Filucchi e il dt Branca. Una telefonata, qualche sms mentre alcuni espongono uno striscione irridente («Siete alla canna del GASperini»). Il presidente guarda, ma non sorride. E' una notte da profonde riflessioni perché un progetto si interrompe e c'è da ripartire visto che nel dopo guerra solo nel 1983-84, con Radice in panchina, l'Inter aveva avuto un inizio analogo in campionato (1 pari e 2 ko). Peggio solo nella stagione 1921-22 con 5 sconfitte in altrettanti incontri. 90 anni fa. Una vita. E' una delle notti più difficili della presidenza Moratti perché c'è la sensazione che qualcosa si sia rotto. Molte volte il presidente ha saputo ripartire e dovrà farlo anche stavolta.
CORI - Perché nella sua mente c'è la convinzione che la colpa sia dell'allenatore, che non ha saputo dare un ordine tattico alla squadra, ma anche il tarlo che la squadra non l'abbia aiutato con prestazioni all'altezza. Ha notato che in campo troppi giocatori se non camminano, corrono più lenti degli avversari. E sa bene che il problema non può essere solo psicologico. Per questo ha paura che la situazione possa cambiare un po', ma non come lui spera... E poi c'è la contestazione dei tifosi. Sabato attraverso gli striscioni, ieri attraverso i cori dei 2.000 sostenitori nerazzurri che quando lo hanno visto attraversare il campo a fine gara hanno fatto pesare il loro disaccordo per la gestione della vicenda Gasperini. Prima fischi, poi il coro: 'Fuori i c...'. Poco dopo, anche un litigio con un tifoso del Novara che lo accusava di 'scappare', un provocazione alla quale il presidente ha accennato una risposta senza però lasciarsi trascinare nella bagarre. «Io non scappo, io sono qua». Meglio andare a Milano per riflettere e per scegliere. Perché da oggi, a meno di un clamoroso ripensamento, c'è il day after Gasperini, si volta pagina. Con Ranieri, Delio Rossi o uno dei debuttanti (Figo e Baggio). Nella speranza che l'Inter riparta, ma anche con un interrogativo che inquieta: perché dopo Mourinho sono già stati 'triturati' Benitez, Leonardo e Gasperini? 16 mesi fa nel cielo di Madrid i nerazzurri alzavano la Champions. Ieri hanno perso a Novara con molti degli eroi del Bernabeu in campo. Zanetti, l'unico a parlare, è laconico: «E' un momento di difficoltà: abbiamo le buone intenzioni, ma non ci riusciamo a fare quello che vogliamo. Come ne usciamo? Lavorando, stando compatti e parlando tra di noi per cambiare tale tendenza negativa. Gasperini? Non ci ha detto nulla, ma parleremo quando saremo tutti più calmi. Guardiamo avanti, perché sono momenti che già abbiamo affrontato in passato».
«La squadra è con Gasperini? Stasera (ieri sera ndi) non sembrava, ma lasciamo passare la serata» : sono le parole di Massimo Moratti che di fatto hanno esonerato il tecnico piemontese.
Il presidente non pensava a una notte del genere, a un tale tracollo. E' rimasto pietrificato dalla prova della squadra, da una sconfitta che rimarrà storica. In negativo. Dopo anni di vittorie. Sono immagini da fine impero. Adesso si cambia, allenatore naturalmente. Via Gasp e in panchina un sostituto. Due le correnti di pensiero: un uomo d'esperienza con Ranieri in pole su Delio Rossi o una soluzione apparentemente tampone (Figo più facilmente di Baggio) con Baresi come tutor. Moratti si è preso una notte per pensarci, ma il suo telefono è stato rovente fino a tarda ora. Chiamate con il figlio Angelomario e con gli altri uomini di fiducia per prendere una decisione che condizionerà la stagione. In un modo o nell'altro.
SUMMIT E PARTENZA - La squadra impotente in campo, schiacciata da una neopromossa, e il patron in tribuna, con lo sguardo terreo per tutti i 90'. Poi al fischio finale la festa del Novara e Moratti seduto lì, tra la moglie Milly, il vice dg Filucchi e il dt Branca. Una telefonata, qualche sms mentre alcuni espongono uno striscione irridente («Siete alla canna del GASperini»). Il presidente guarda, ma non sorride. E' una notte da profonde riflessioni perché un progetto si interrompe e c'è da ripartire visto che nel dopo guerra solo nel 1983-84, con Radice in panchina, l'Inter aveva avuto un inizio analogo in campionato (1 pari e 2 ko). Peggio solo nella stagione 1921-22 con 5 sconfitte in altrettanti incontri. 90 anni fa. Una vita. E' una delle notti più difficili della presidenza Moratti perché c'è la sensazione che qualcosa si sia rotto. Molte volte il presidente ha saputo ripartire e dovrà farlo anche stavolta.
CORI - Perché nella sua mente c'è la convinzione che la colpa sia dell'allenatore, che non ha saputo dare un ordine tattico alla squadra, ma anche il tarlo che la squadra non l'abbia aiutato con prestazioni all'altezza. Ha notato che in campo troppi giocatori se non camminano, corrono più lenti degli avversari. E sa bene che il problema non può essere solo psicologico. Per questo ha paura che la situazione possa cambiare un po', ma non come lui spera... E poi c'è la contestazione dei tifosi. Sabato attraverso gli striscioni, ieri attraverso i cori dei 2.000 sostenitori nerazzurri che quando lo hanno visto attraversare il campo a fine gara hanno fatto pesare il loro disaccordo per la gestione della vicenda Gasperini. Prima fischi, poi il coro: 'Fuori i c...'. Poco dopo, anche un litigio con un tifoso del Novara che lo accusava di 'scappare', un provocazione alla quale il presidente ha accennato una risposta senza però lasciarsi trascinare nella bagarre. «Io non scappo, io sono qua». Meglio andare a Milano per riflettere e per scegliere. Perché da oggi, a meno di un clamoroso ripensamento, c'è il day after Gasperini, si volta pagina. Con Ranieri, Delio Rossi o uno dei debuttanti (Figo e Baggio). Nella speranza che l'Inter riparta, ma anche con un interrogativo che inquieta: perché dopo Mourinho sono già stati 'triturati' Benitez, Leonardo e Gasperini? 16 mesi fa nel cielo di Madrid i nerazzurri alzavano la Champions. Ieri hanno perso a Novara con molti degli eroi del Bernabeu in campo. Zanetti, l'unico a parlare, è laconico: «E' un momento di difficoltà: abbiamo le buone intenzioni, ma non ci riusciamo a fare quello che vogliamo. Come ne usciamo? Lavorando, stando compatti e parlando tra di noi per cambiare tale tendenza negativa. Gasperini? Non ci ha detto nulla, ma parleremo quando saremo tutti più calmi. Guardiamo avanti, perché sono momenti che già abbiamo affrontato in passato».
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