
Miroslav Klose ci ha pensato, ha riflettuto, è stata una scelta ponderata. E ha impiegato pochissimo a imporsi, non solo perché è un fuoriclasse, forse il centravanti più forte che la Lazio abbia avuto negli ultimi vent’anni. Meglio di Vieri, Crespo e Salas, a patto che la condizione fisica di questo inizio stagione continui ad assisterlo. A 33 anni l’ex centravanti del Bayern Monaco sta benissimo, si sente in forma e anche al Manuzzi è stato determinante, non solo per il gol capolavoro, realizzato con uno scatto e un cambio di passo fulminante. Klose ha difeso, è tornato indietro, negli ultimi minuti è rientrato nell’area di rigore di Marchetti per difendere il successo, ha corso per novanta minuti e passa.
RIGORE -Un vero leader per il modo di stare in campo, per i consigli tattici ai compagni, per la voglia di sacrificarsi.«Un modello, un esempio»ha spiegato Reja.«Non ha giocato tre Mondiali per caso. I campioni sono grandi quando capiscono che nel calcio esistono due fasi e Miro nel finale si è sacrificato per aiutarci a portare a casa i tre punti». All’inizio del secondo tempo, appena Diakitè ha conquistato il rigore, Klose ha compiuto un gesto da fuoriclasse. Aveva il pallone in mano, avrebbe potuto battere il rigore. Sul dischetto ha mandato Hernanes, cheaveva bisogno di segnare per sbloccarsi e uscire dal periodo di involuzione. Poi Miro lo ha spiegato anche a Cisse e Ledesma, che si erano avvicinati.
RISPETTO -Klose è un numero uno. Tutti, appena è entrato nello spogliatoio della Lazio e ha cominciato a giocare, lo hanno guardato con rispetto e ammirazione. Si porta dietro un carisma naturale, uno spessore riconosciuto dagli altri senza bisogno di sottolinearlo. E’ questo che ti fa diventare leader: essere un punto di riferimento naturale a cui tutti si appoggiano. Gli altri, le star senza fondamento, sono abituati a salire sul piedistallo, a non farsi amare dai compagni. Miro Klose no, è un generale che scende in campo con l’umiltà di un soldato. Ha vinto e segnato in tutto il mondo, si batte con lostesso furore di un ragazzo appena uscito dalla Primavera, anzi di più, perché qui si montano presto la testa.
TRITTICO -Il tedesco-polacco parla da leader. Lo ha fatto anche nella notte di Cesena, raccontando con prudenza il primo blitz in trasferta e guardando con la stessa concentrazione alla sfida di domenica all’Olimpico.« Vincere con il Cesena era fondamentale. La squadra si è espressa su buoni livelli, abbiamo vinto, ma la strada è ancora lunga. Adesso abbiamo tre partite difficili tra campionato ed Europa League»ha raccontato Miro nell’intervista concessa a “Die Rheinpfalz”, il quotidiano tedesco di Kaiserslautern. Palermo in casa, Sporting Lisbona e Fiorentina fuori prima della sosta. Miro prepara altre prodezze.
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