
C’è anche Stankevicius, recuperato in extremis dal tecnico friulano. Il lituano scherza con Konko, due anni fa giocavano insieme a Siviglia. «Eri abituato ai voli privati, eh?» gli dice salendo sull’aereo. L’ultimo a chiudere la fila è il team manager Manzini, come sempre quando la squadra ha già preso posto. Tutti a bordo, in viaggio con la Lazio. Con il volo di linea si può, con il charter non più, lontani ricordi. Da quest’anno Lotito e Tare lasciano i giornalisti a terra (anche la Rai e le tv che pagano i diritti per trasmettere le partite) perché la squadra, pensano, è meglio isolarla da tutto e da tutti. Poi, però, gli amici degli amici un posto per volare a Skopje e forse anche a Lisbona, prossima tappa europea, riescono a trovarlo.
TANDEM - Questa volta si parte per il campionato e un’altra avventura, non meno affascinante, piena di attese e di curiosità. Già, perché la nuova Lazio vola a San Siro per sfidare il Milan, misurarsi con i campioni d’Italia e capire subito se le aquile oseranno lassù, in cima alla classifica, com’era successo l’anno scorso.
Non ci sono più Zarate e Floccari, ma la Lazio è convinta di essere più forte. Le speranze sono riposte in Miroslav Klose, centravanti mondiale della Germania, una valanga di gol in carriera. Fa impressione vederlo a Fiumicino con la polo (elegantissima) della Lazio. E dev’essersi calato nella nuova realtà perché sfoggia, guarda caso, un telefonino completamente celeste, uguale alla sua nuova maglia. Ti giri e vedi arrivare Djibril Cisse, che per capire quanto è grosso e accessoriato serve un quarto d’ora. Il Leone francese sorride, scortato dal suo amico Diakitè, con cui divide la camera in ritiro: occhialoni neri alla Ray Charles e cuffie imponenti per ascoltare la musica, l’aria guascona e un’educazione da campione, si ferma, stringe la mano e ricambia le presentazioni. C’è chi, nel suo stesso spogliatoio, ha fatto un quarto della sua carriera e dopo anni di militanza biancoceleste ancora fatica a salutare.
IMPRESA - Non è il caso di Rocchi. Il capitano strizza l’occhiolino. E’ pronto per il centesimo gol, esattamente come era preparato a Skopje, ma non si può dire. I baldi giovanotti dell’ufficio stampa lo marcano stretto. L’ultima volta in Macedonia, per aver virgolettato la doppietta in canna, Tommy s’è preso un cazziatone. E poi vaglielo a spiegare ai tifosi che in un giorno qualsiasi diventa durissima conquistare le prime pagine. Servono gli acquisti veri, come a luglio, oppure le imprese. E allora, viaggiando con la Lazio, si sogna una vittoria a San Siro dopo 22 anni. «Sarebbe pure ora» sospira Stefano Salvatori, uno dei medici sociali. Si sbarca a Linate alle 19, in perfetto orario. Ottimismo, facce distese e concentrate, vecchie e nuove conoscenze. Come Luciano Zauri, l’ex capitano, reintegrato dopo tre stagioni. New look, taglio dei capelli alla mohicana per Matuzalem. E c’è pure Carrizo, il portiere flop scelto da Sabatini, stasera in panchina e ieri pomeriggio ( sull’aereo) seduto accanto a Bizzarri. JP a San Siro ha già giocato e quella volta la Lazio ne prese quattro. L’augurio è che l’altro portiere argentino riesca a ribaltare la storia.
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