venerdì 30 settembre 2011

Juventus, Vucinic: "Battiamo il Milan e diventiamo grandi"


CORSPORT (A. BARILLA') - Mirko Vucinic riemerge dalla squalifica, pronto ad aggredire il Milan. Dopo appena quattro giornate, non battezza la partita da scudetto, però le assegna un valore speciale, per il fascino che emana e per il significato che promette.
La Juve è prima, tuttavia in costruzione: battendo i rossoneri non azzarderebbe solo una fuga, guadagnerebbe fiducia e sicurezza. Il montenegrino sa quanto è importante, baratterebbe volentieri un suo gol con i tre punti: possono diventare la scorciatoia di un sogno, spingere la Juve a insidiare davvero il Milan.
E l'Inter ormai guarita «perché Ranieri sa cavare il meglio da ogni calciatore» e il Napoli che «sì, mi ha cercato, però io ho scelto Torino». Schegge di un'intervista che diventa viaggio nella carriera di un attaccante che per Dejan Savicevic è fra i primi cinque al mondo: Mirko parla dell'infatuazione bambina per il grande connazionale, dei primi passi a Lecce e delle stagioni di Roma, custodite con orgoglio nonostante le incomprensioni finali. Spende, in particolare, belle parole per Rosella Sensi, chiedendosi perché a lei non è stata concessa la pazienza che circonda oggi squadra e società. Passato, comunque: ricordi e sentimenti di un campione che scrive a Totti, però si allena, felice, ogni giorno con Del Piero.
Mirko Vucinic, come si trova a Torino? «Benissimo. E' una citta diversa ri­spetto a Roma: meno casino, meno gente che ti ferma...».
Tifosi più freddi, intende?
«No, il calore è lo stesso: hanno so­lo un modo diverso di esprimerlo».

Vive sempre in albergo?
«Ho preso casa alla Crocetta, una bella zona a due passi dal centro. Mi piace, e piace a Stefania e a no­stro figlio. Alexandar ha solo dieci mesi, ma è felice perché c'è tanto verde: passiamo tantissime ore in­sieme al parco».

Ci sembra entusiasta della sua nuova realtà: nemmeno una nota negativa?

«L'orologio rubato, ma non ho avu­to paura: è successo tutto così in fretta che lì per lì non ho capito nulla».
Parliamo di Juve.
« L'ho scelta e ne sono felice. Com­pagni e tifosi mi hanno accolto molto bene».
Sente di incarnare il top player atteso per un'estate?

«A queste cose non penso, vivo tran­quillo: l'importan­te è scendere in campo e dare tut­to ».
Dejan Savicevic, però, la inserisce tra i primi cinque attaccanti al mondo.

« Esagera, ma le sue parole fanno piacere: è stato un campione gran­dissimo ».

Davvero le ha consigliato la Juven­tus?
« Saputo dell'offerta, mi ha detto: 'vacci subito'».

E' vero che da bambino, per via di Dejan, era tifoso del Mi­lan?

« Ammiravo lui, come tutti i ragazzini del Mon­tenegro: la simpatia per la squadra era una con­seguenza ».
Domenica affronterà i rossoneri: è una sfida­scudetto?

« E' una sfida tra grandi squadre: vogliamo vincere per acquisire an­cora più fiducia, consapevolezza della nostra forza».
Siete primi in classifica, eppure qualche rimpianto affiora.

« Gli ultimi due pareggi hanno la­sciato un po' d'amaro in bocca. Su quello con il Bologna ha inciso la mia espulsione: mi è dispiaciuto moltissimo, ero convinto al cento per cento di prendere il pallone».
Subito le solite malignità: Mirko è genio, ma anche sregolatezza.

«Sinceramente non capisco: in cin­que o sei anni, mai avuto un rosso».
Torna in campo proprio contro il Milan, che ha già bucato al “Berlu­sconi”.

«E' stato il mio primo gol con la ma­glia della Juve. E ai rossoneri ho se­gnato anche in passato, una volta anche una doppietta: spero di ripe­termi, ma non è la cosa più impor­tante. Contano i tre punti, non i marcatori».
Antonio Conte sostiene che le mila­nesi hanno qualcosa più.
« Sono grandi squadre, ma ogni campionato ha una sua storia».

Il Milan ha incontrato difficoltà inattese.
«Io non le ho notate. E comunque il Milan è grande sempre: non conta che periodo at­traversi o come sia messo in classifica».
L'Inter si è risollevata.
« Conosco bene Ranie­ri: è bravo a tirare fuo­ri il meglio di ogni calciatore».
Adesso sta conoscendo Conte.
«Un martello, un motivatore, non si stanca mai di lavorare».

La Juve ha già la sua impronta.
«Gioca bene e crea tanto: dovremo evitare, in futuro, di assentarci quei dieci-quindici minuti, bisognerà te­nere la concentrazione sempre al­ta ».
Che differenze coglie rispetto alle ultime stagioni?

« Mi aveva colpito come la Juve, passa­ta in vantaggio, ve­nisse spesso rag­giunta o scavalcata: quest'anno, da den­tro, avverto una de­terminazione mag­giore. Siamo fiducio­si, anche se sappiamo di dover lavo­rare ancora molto e siamo consape­voli che il cammino è lungo».

Milanesi a parte, Conte giudica più strutturato il Napoli.
«Di sicuro è un'altra grande squa­dra, l'ha dimostrato in questi primi
turni di Champions».

Si bisbiglia che figurasse tra gli obiettivi del presidente Aurelio De Laurentiis: conferma?

«Sì, il Napoli mi ha cercato. Ma so­no venuto a Torino e sono felicissi­mo ».
La Juve è la sua terza squadra ita­liana.

«Ho cominciato a Lecce, a 17 anni. Ho bei ricordi e tanti amici, appena posso ci vado».
Poi, nel 2006, la Roma.
«La trattativa non si chiudeva mai, ma alla fine tutto è andato bene: ho fatto il salto di qualità e vissuto cin­que stagioni felici».
Finché, a primavera, non ha deciso di andare via.

« Ho avuto qualche problema con
l'ambiente, eppoi cercavo stimoli nuovi»

Nel suo primo giorno di Juve, ha voluto ringraziare l'ex presidente Rosella Sensi.

« Certo, perché acqui­standomi dal Lecce mi ha offerto una grande opportunità e perché, nonostante le difficol­tà, è sempre stata vici­na alla squadra. E' strano che oggi tutti abbiano pazienza con la Roma, con lei non era così».
Segue i giallorossi con un occhio di riguardo?

«Ovvio, ho tanti amici. Per me è una squadra molto forte che piano pia­no sta venendo fuori: la mano di Luis Enrique comincia a vedersi. Sulla proprietà americana non sa­prei cosa dire: non l'ho vissuta».
Ha sentito Totti?
«Gli ho mandato un sms per il com­pleanno ».
Dal capitano giallo­rosso a Del Piero: generazione di feno­meni.

« Hanno tanti punti comuni. Alex, come Francesco, si mette a disposizione della squadra e non fa mancare mai i suoi consigli».

L'identikit del leader: in questa Ju­ve può andare bene anche per Pir­lo.

« Un calciatore importantissimo: tiene tutto il gioco in mano».

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