lunedì 19 settembre 2011

I tifosi infuriati: "Reja sotto accusa"


CORSPORT (D. RINDONE) - C’è delusione in quell’urlo dei tifosi, in quell’eco che rimbom­ba nel silenzio ovattato dell’Olimpi­co: «Rejavattene, Reja vattene» . E’ successo tutto alla fine, la rabbia è esplosa dopo il 97’, dopo un lungo recupero, dopo la prima sconfitta stagionale della Lazio, dopo una nuova delusione.
C’è tempo per re­cuperare, è vero, ma la delusione e il ma­lessere partono da lontano, non si limi­tano a una partita, sono figli di un rap­porto storicamente in crisi. Il pari col Vaslui aveva trasfor­mato gli applausi di Milano in fischi, l’1-2 del Genoa ha trasformato i fischi in contestazio­ne, ha riaperto una vecchia ferita.

I FATTI -Reja è finito nuovamente nell’occhio del ciclone, al centro delle proteste del pubblico laziale. A Roma ha vissuto pochi mesi di ce­lebrità, subito dopo la salvezza, poi nulla più. Le ripetute sconfitte nei derby e la gestione del caso Zarate hanno provocato una frattura nel rapporto con i tifosi della Lazio, una frattura insanabile. C’era stata una tregua a inizio stagione, ma la ces­sione di Maurito (per la quale Reja è stato ritenuto colpevole) ha rotto l’equilibrio.«Reja vattene», ha urla­to la Nord e già prima del fischio d’inizio il nome del tecnico era sta­to fischiato all’annuncio delle for­mazioni.

IL PASSATO -Reja sfiduciato, Reja contestato e fischiato, Reja invitato ad andare via, a lasciare la Lazio. Era stato accolto con malumore già nella notte della presentazione con la Real Sociedad, era l’ 11 agosto:« Non è una novità e tutto questo non mi interessa molto. E’ chiaro, i fischi non fanno piacere soprattutto per quello che ho fatto in questo an­no e mezzo di lavoro. Non dico di avere dei meriti, ma quantomeno dimeritare un po’ di riconoscenza sul piano umano», rispose così l’allena­tore goriziano a fine partita, reagì diversamente rispetto a quanto fat­to ieri dopo lo sfogo post Genoa. Lungo la sua infinita carriera ha im­parato a domare le inquietudini, ma non è facile governare la propria sensibilità, non è facile lavorare ra­cimolando briciole di fiducia. Reja non si è mai sentito amato né ap­prezzato, pensa di meritare almeno riconoscenza per ciò che ha fatto sin dal suo arrivo a Roma. La notte del­la presentazione della nuova Lazio di Klose e Cisse doveva essere una notte di festa, per lui non fu tale. Passò qualche giorno, arrivò il pre­liminare di andata con il Rabotnic­ki e i tifosi gli dedicarono lo striscio­ne «la Nord è con te», fu un segnale di pace. Da lì a poco si sarebbe con­sumata la cessione di Zarate, da lì a poco sarebbero arrivate le prime delusioni in Europa e in campiona­to, da lì a poco sarebbe scoppiata una nuova bufera.

LA CORNICE -Eppure LazioGenoa era iniziata in un clima di festa, con le bandiere al vento, con i cori e gli inni storici intonati a squarciagola, ma il volo di Olympia non promette­va nulla di buono. L’aquila s’è pog­giata subito sul trespolo, non ha ef­fettuato giri di campo, non ha ri­spettato la tradizione, è partita dal­la Monte Mario ed è atterrata in po­chi secondi. Eppure erano accorsi in oltre 30 mila per assistere al pri­mo match casalingo di campionato ( più di 4.000 under 16), i tifosi speravano in una vittoria, nessuno avrebbe immaginato un finale così tempe­stoso. Il popolo bian­coceleste sogna una grande annata, non ha intenzione di soffrire, ha scelto di abbonarsi, ha sottoscritto 20.153 tessere, ha dato nuovamente fidu­cia ai biancocelesti, si aspetta i ri­sultati da Reja, si aspetta più di quanto ha fatto.

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