GASPORT (L- GARLANDO) - San Siro è già il palazzo del Faraone: un bel diagonale di El Shaarawy, 18 anni, al debutto nel suo nuovo stadio, riacciuffa l'Udinese, andata in fuga con il solito Di Natale (su assist di Abbiati). Un 1-1 divertente e onesto.
Il gol del ragazzino è un messaggio di freschezza e gioventù per il Milan incerottato, uscito stanco e avvilito dal San Paolo. Ieri è finito in infermeria anche Pato. Le gambe girano ancora piano, le assenze pesano, il gioco stenta, ma si è rivista una passione che a Napoli mancava. Potesse pescare per la sua mediana qualche Asamoah fresco e tonico, Allegri starebbe certamente meglio. Ma Guidolin se li tiene stretti i suoi mediani giovani e forti e sorride in testa alla classifica. Anche se a tratti, la sua bella Udinese, è parsa esageratamente imborghesita nella gestione della partita, mentre con qualche spensierata ripartenza in più avrebbe potuto sbancare. Sfumature.
Udinese padrona Guidolin fa riposare Pinzi e immette i 20 anni del ghanese Badu che abbassa ulteriormente la media (22,6) dell'interessantissimo centrocampo friulano, un mercatino che espone di tutto: potenza, agilità, tecnica, corsa. Con i ripiegamenti di Torje, il reparto va regolarmente in superiorità di numero e non ha grossi problemi di controllo: Isla tiene d'occhio Seedorf, Badu si abbassa per incrociare il trequartista Aquilani, Asamoah cura Nocerino, mentre Basta e Armero, larghi, aspettano Zambrotta e Abate. I creativi del Milan faticano ad uscire da questa gabbia, anche perché la circolazione di palla è sempre lenta e nessuno detta negli spazi. Senza Ibra che dà profondità e si offre al lancio lungo per saltare la palude della mediana, l'unica è imbucarsi tra le linee e giocarsi poi l'uno contro uno. Purtroppo per Allegri, il più dotato in questa specialità, Pato, esce per guaio muscolare al 20': entra El Shaarawy.
Aquilani, che dovrebbe portare freschezza atletica e tocco fino, non ne azzecca una. Difficile in questo quadro creare pericoli. Quasi logico che il più grosso nasca da fermo: palo di Seedorf (41'). Il secondo e ultimo tiro in porta del tempo arriva in coda a una bel lavoro di Cassano che Nocerino e Abate vanificano. L'Udinese, dopo aver messo in sicurezza la partita, tappando le fonti creative del Diavolo, sembra pago del controllo e gioca a sentirsi una grande, arrivata a San Siro con 5 punti in più. La banda Guidolin non esaspera il pressing, non riparte con il coltello tra i denti, anche perché il Milan è attento a non lasciare spazi e Van Bommel è molto prudente: tra i dirimpettai c'è gente che sgomma come Gargano. Il gol dei friulani arriva quasi per caso. Torje strappa una palla all'ingenuo Abate e crossa basso. Non è da Abbiati l'uscita paperata. Di Natale ringrazia: terzo gol in tre di campionato.
Orgoglio Milan Il Milan dopo il té digrigna i denti. Le gambe girano ancora lente, ma basta l'orgoglio per tenere l'Udinese nella sua tana. Il piede di Seedorf si scalda e apre la porta a Nocerino e Cassano che ha il merito di muoversi tanto. A tratti, fa reparto da solo: prima punta, trequartista. E' lui infatti che detta il pallone per il bel diagonale-gol di El Shaarawy (18'). Il gol punisce un atteggiamento esageratamente prudente dell'Udinese. Non può bastare la pressione del Milan a spiegare la rinuncia totale alle ripartenze, specialità della casa. Pinzi entra per Torje e Di Natale resta troppo isolato. Quando l'Udinese decide di ripartire, approfittando anche dell'azzardo finale di Allegri (Inzaghi per Zambrotta, Emanuelson terzino, tre punte), sfiora tre volte il successo: palo di Pinzi, due miracoli di Abbiati che si lava la coscienza. I pericoli corsi nel finale rendono più accettabile il secondo punticino interno del Milan. Il Napoli è caduto, la Juve ha frenato, nessuno è a punteggio pieno: c'è tempo per risalire. L'Udinese guarda ancora tutti dall'alto e se lo merita. Certo che, dopo tre giornate, non aver ancora archiviato la vittoria di una milanese fa strano.
Il gol del ragazzino è un messaggio di freschezza e gioventù per il Milan incerottato, uscito stanco e avvilito dal San Paolo. Ieri è finito in infermeria anche Pato. Le gambe girano ancora piano, le assenze pesano, il gioco stenta, ma si è rivista una passione che a Napoli mancava. Potesse pescare per la sua mediana qualche Asamoah fresco e tonico, Allegri starebbe certamente meglio. Ma Guidolin se li tiene stretti i suoi mediani giovani e forti e sorride in testa alla classifica. Anche se a tratti, la sua bella Udinese, è parsa esageratamente imborghesita nella gestione della partita, mentre con qualche spensierata ripartenza in più avrebbe potuto sbancare. Sfumature.
Udinese padrona Guidolin fa riposare Pinzi e immette i 20 anni del ghanese Badu che abbassa ulteriormente la media (22,6) dell'interessantissimo centrocampo friulano, un mercatino che espone di tutto: potenza, agilità, tecnica, corsa. Con i ripiegamenti di Torje, il reparto va regolarmente in superiorità di numero e non ha grossi problemi di controllo: Isla tiene d'occhio Seedorf, Badu si abbassa per incrociare il trequartista Aquilani, Asamoah cura Nocerino, mentre Basta e Armero, larghi, aspettano Zambrotta e Abate. I creativi del Milan faticano ad uscire da questa gabbia, anche perché la circolazione di palla è sempre lenta e nessuno detta negli spazi. Senza Ibra che dà profondità e si offre al lancio lungo per saltare la palude della mediana, l'unica è imbucarsi tra le linee e giocarsi poi l'uno contro uno. Purtroppo per Allegri, il più dotato in questa specialità, Pato, esce per guaio muscolare al 20': entra El Shaarawy.
Aquilani, che dovrebbe portare freschezza atletica e tocco fino, non ne azzecca una. Difficile in questo quadro creare pericoli. Quasi logico che il più grosso nasca da fermo: palo di Seedorf (41'). Il secondo e ultimo tiro in porta del tempo arriva in coda a una bel lavoro di Cassano che Nocerino e Abate vanificano. L'Udinese, dopo aver messo in sicurezza la partita, tappando le fonti creative del Diavolo, sembra pago del controllo e gioca a sentirsi una grande, arrivata a San Siro con 5 punti in più. La banda Guidolin non esaspera il pressing, non riparte con il coltello tra i denti, anche perché il Milan è attento a non lasciare spazi e Van Bommel è molto prudente: tra i dirimpettai c'è gente che sgomma come Gargano. Il gol dei friulani arriva quasi per caso. Torje strappa una palla all'ingenuo Abate e crossa basso. Non è da Abbiati l'uscita paperata. Di Natale ringrazia: terzo gol in tre di campionato.
Orgoglio Milan Il Milan dopo il té digrigna i denti. Le gambe girano ancora lente, ma basta l'orgoglio per tenere l'Udinese nella sua tana. Il piede di Seedorf si scalda e apre la porta a Nocerino e Cassano che ha il merito di muoversi tanto. A tratti, fa reparto da solo: prima punta, trequartista. E' lui infatti che detta il pallone per il bel diagonale-gol di El Shaarawy (18'). Il gol punisce un atteggiamento esageratamente prudente dell'Udinese. Non può bastare la pressione del Milan a spiegare la rinuncia totale alle ripartenze, specialità della casa. Pinzi entra per Torje e Di Natale resta troppo isolato. Quando l'Udinese decide di ripartire, approfittando anche dell'azzardo finale di Allegri (Inzaghi per Zambrotta, Emanuelson terzino, tre punte), sfiora tre volte il successo: palo di Pinzi, due miracoli di Abbiati che si lava la coscienza. I pericoli corsi nel finale rendono più accettabile il secondo punticino interno del Milan. Il Napoli è caduto, la Juve ha frenato, nessuno è a punteggio pieno: c'è tempo per risalire. L'Udinese guarda ancora tutti dall'alto e se lo merita. Certo che, dopo tre giornate, non aver ancora archiviato la vittoria di una milanese fa strano.
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