CORSPORT (A. MAGLIE) - L’Inter affonda sul morbido terreno del Massimino. Affonda senza attenuanti perché anche gli infortuni non possono giustificare una prova così insulsa.
Bellissimo il Catania, soprattutto nella ripresa quando ha capito di avere di fronte una squadra incapace di ripartire, di alzare la linea difensiva, di produrre gioco, di difendere in maniera ordinata con i due centrali (soprattutto Lucio) distratti e approssimativi ( poi Samuel si è pure infortunato: fastidio al flessore della coscia destra). I ragazzi diMontella se fossero stati più spietati sotto porta (in particolare con Delvecchio e Catellani) avrebbero potuto addirittura dilagare. Ma la facilità con la quale i siciliani hanno ribaltato una situazione che per l’Inter si era fatta favorevole dopo appena sei minuti dal fischio d’inizio di Orsato, rappresenta una condanna pesantissima per il modo in cui i nerazzurri hanno affrontato questa trasferta.
LA STESSA INTER - Dal tunnel del Massimino, infatti, è spuntata la stessa Inter che venne travolta, in avvio di campionato, dal Palermo alla Favorita. A distanza di qualche settimana e di alcune centinaia di chilometri la musica non sembra essere cambiata. La squadra di Ranieri si è fermata al vantaggio di Cambiasso (assist di Maicon e tiro al volo dell’argentino a conclusione dell’unica bella azione quasi corale di tutta la partita); ilCatania, a sua volta, in svantaggio si è riorganizzato rendendo inoffensiva la lenta e prevedibile manovra nerazzurra. Il tecnico romano ha molto da lavorare sulla fase difensiva: due gol nati nella stessa maniera, con «penetrazioni » centrali. Il quarto rigore consecutivo in quattro partite testimonia che questa squadra continua a difendersi in maniera molto avventurosa e precaria. Per Montella questa era una partita particolare: lo scorso anno ha tolto il posto in panchina a Ranieri, voleva dimostrare che non c’è stato in quel caso usurpazione del ruolo e alla prima sfida diretta ha messo a segno una vittoria che allunga una mini-serie positiva ( tre risultati utili nelle ultime tre gare), dando respiro a una classifica che ora ha una fisionomia rassicurante.
INCONSISTENTE -A parte il gol e una velleitaria conclusione di Zarate facilmente parata da Andujar, l’Inter ha fatto veramente poco. L’atteggiamento dei nerazzurri è stato quasi rinunciatario: le due linee di difesa e centrocampo riuscivano a rimanere strette ma schiacciandosi troppo davanti a Castellazzi così finendo per isolare davanti Pazzini e Milito; nessuno che riuscisse ad accorciare. Facile per il Catania limitare al minimo i danni, gol di Cambiasso a parte.Mancava l’uomo in grado di creare la superiorità numerica e di aggiungere creatività a una manovra lenta che si accompagnava a una squadra statica. Ai problemi collettivi, bisogna aggiungere i limiti individuali: Nagatomo tutte le volte che veniva «puntato » ( in particolare da Gomez) diventata invisibile; Muntari con la palla tra i piedi riusciva solo a produrre rilanci ciabattati; pessima, infine, la serata di Lucio « bruciato » da Bergessio in occasione del gol di Almiron (lasciato solo da Maicon costretto a stringere per provare a fermare l’avversario in possesso di palla); analogamente inconsistente in occasione del lancio centrale di Ricchiuti che metteva sempre Bergessio davanti a Castellazzi (l’Inter ha contestato vivacemente il rigore e nell’occasione probabilmente Orsato è stato un po’ generoso).
Ma quell’uno- due ha messo in ginocchio l’Inter che non è stata in grado di produrre una reazione né credibile né rabbiosa, al contrario ha messo le ali a un Catania bello che dovrebbe, però, imparare a chiudere le partite quando si presenta l’occasione. Ma questo non toglie nulla ai meriti di Montella e dei suoi ragazzi: ieri al Massimino solo una squadra ha cercato realmente la vittoria. Un brutto incubo per l’Inter che ora dovrà tuffarsi nella Champions con uno stato d’animo tutt’altro che lieto.
Bellissimo il Catania, soprattutto nella ripresa quando ha capito di avere di fronte una squadra incapace di ripartire, di alzare la linea difensiva, di produrre gioco, di difendere in maniera ordinata con i due centrali (soprattutto Lucio) distratti e approssimativi ( poi Samuel si è pure infortunato: fastidio al flessore della coscia destra). I ragazzi diMontella se fossero stati più spietati sotto porta (in particolare con Delvecchio e Catellani) avrebbero potuto addirittura dilagare. Ma la facilità con la quale i siciliani hanno ribaltato una situazione che per l’Inter si era fatta favorevole dopo appena sei minuti dal fischio d’inizio di Orsato, rappresenta una condanna pesantissima per il modo in cui i nerazzurri hanno affrontato questa trasferta.
LA STESSA INTER - Dal tunnel del Massimino, infatti, è spuntata la stessa Inter che venne travolta, in avvio di campionato, dal Palermo alla Favorita. A distanza di qualche settimana e di alcune centinaia di chilometri la musica non sembra essere cambiata. La squadra di Ranieri si è fermata al vantaggio di Cambiasso (assist di Maicon e tiro al volo dell’argentino a conclusione dell’unica bella azione quasi corale di tutta la partita); ilCatania, a sua volta, in svantaggio si è riorganizzato rendendo inoffensiva la lenta e prevedibile manovra nerazzurra. Il tecnico romano ha molto da lavorare sulla fase difensiva: due gol nati nella stessa maniera, con «penetrazioni » centrali. Il quarto rigore consecutivo in quattro partite testimonia che questa squadra continua a difendersi in maniera molto avventurosa e precaria. Per Montella questa era una partita particolare: lo scorso anno ha tolto il posto in panchina a Ranieri, voleva dimostrare che non c’è stato in quel caso usurpazione del ruolo e alla prima sfida diretta ha messo a segno una vittoria che allunga una mini-serie positiva ( tre risultati utili nelle ultime tre gare), dando respiro a una classifica che ora ha una fisionomia rassicurante.
INCONSISTENTE -A parte il gol e una velleitaria conclusione di Zarate facilmente parata da Andujar, l’Inter ha fatto veramente poco. L’atteggiamento dei nerazzurri è stato quasi rinunciatario: le due linee di difesa e centrocampo riuscivano a rimanere strette ma schiacciandosi troppo davanti a Castellazzi così finendo per isolare davanti Pazzini e Milito; nessuno che riuscisse ad accorciare. Facile per il Catania limitare al minimo i danni, gol di Cambiasso a parte.Mancava l’uomo in grado di creare la superiorità numerica e di aggiungere creatività a una manovra lenta che si accompagnava a una squadra statica. Ai problemi collettivi, bisogna aggiungere i limiti individuali: Nagatomo tutte le volte che veniva «puntato » ( in particolare da Gomez) diventata invisibile; Muntari con la palla tra i piedi riusciva solo a produrre rilanci ciabattati; pessima, infine, la serata di Lucio « bruciato » da Bergessio in occasione del gol di Almiron (lasciato solo da Maicon costretto a stringere per provare a fermare l’avversario in possesso di palla); analogamente inconsistente in occasione del lancio centrale di Ricchiuti che metteva sempre Bergessio davanti a Castellazzi (l’Inter ha contestato vivacemente il rigore e nell’occasione probabilmente Orsato è stato un po’ generoso).
Ma quell’uno- due ha messo in ginocchio l’Inter che non è stata in grado di produrre una reazione né credibile né rabbiosa, al contrario ha messo le ali a un Catania bello che dovrebbe, però, imparare a chiudere le partite quando si presenta l’occasione. Ma questo non toglie nulla ai meriti di Montella e dei suoi ragazzi: ieri al Massimino solo una squadra ha cercato realmente la vittoria. Un brutto incubo per l’Inter che ora dovrà tuffarsi nella Champions con uno stato d’animo tutt’altro che lieto.
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