
Un po' di Conte... Buffon tra i pali, poi Bonucci, Barzagli e Chiellini dietro, Marchisio alla Tardelli e infine il Professore, Andrea Pirlo, regista senza eguali nel mondo: attorno a loro è uscita una squadra solida, affidabile, tecnica e allo stesso tempo di temperamento. Un biglietto da visita credibile, che di fatto riserva agli azzurri una sedia importante al tavolo della grandi favorite in Polonia e Ucraina. L'«inferno» del Marakana sembra aver fatto appena il solletico alla banda Prandelli. E fa un certo effetto constatare una simile esplosione di carattere in un gruppo pieno zeppo di gente proveniente da un ambiente, appunto quello juventino, che nelle ultime stagioni tendeva a sgretolarsi alla minima difficoltà. In questo senso, non può essere sottovalutato il lavoro di Antonio Conte, che in tre mesi (pause internazionali comprese) ha resettato le menti dei suoi ragazzi. Un martellamento del quale sta beneficiando Prandelli, che a sua volta ricambia lavorando senza soste sulla tecnica, sul palleggio, sulla capacità di gestire sempre il gioco, in poche parole sulla personalità a ogni livello. Uno «scambio di esperienze» che in ottica scudetto rischia di fare molto male a Milan, Inter e Napoli.
La storia - Ma oggi interessa solo il popolo azzurro, quello che statistiche alla mano può davvero cominciare a sognare. Erano per esempio nove i bianconeri convocati nel vittorioso Mondiale del 1934: Combi, Rosetta, Monti, Bertolini, Ferrari e Orsi punti fermi; utilizzato nel corso della manifestazione anche Felice Borel, mentre Mario Varglien e Caligaris non scesero mai in campo. Quattro anni dopo (in Francia), l'Italia di Pozzo si confermò campione, ma i soli juventini presenti furono Foni (3 partite) e Rava (4 presenze), gli stessi utilizzati a Berlino, nel 1936, quando gli azzurri centrarono l'oro olimpico. Sempre due i bianconeri che presero parte alla doppia finale dell'Europeo 1968 contro la Jugoslavia (1-1 la prima, poi 2-0 nella ripetizione con gol di Anastasi e Riva): Castano e Salvadore. Anastasi? Chiuse la stagione nel Varese e andò a Torino solo dopo il torneo.
Zoff, Gentile, Cabrini... - Torna massiccia la presenza juventina nel 1982, il Mondiale per eccellenza, l'unico vinto dagli azzurri senza oriundi: Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Rossi, tutti titolari, sempre impiegati nelle sette gare disputate, a parte Gentile che saltò per squalifica la semifinale con la Polonia. Rossi fu capocannoniere della manifestazione con sei gol, a casa rimase Bettega, ma solo per infortunio, altrimenti i titolari della Juve sarebbero stati sette. Un vero e proprio trionfo bianconero si registrò anche in Germania, nel 2006. In finale, fra Italia e Francia furono infatti impiegati otto giocatori della vecchia signora: cinque azzurri più Thuram, Vieira e Trezeguet. I nostri eroi: Buffon (sette gare su sette disputate), Cannavaro (7), Camoranesi (5), Del Piero (5 e 1 gol, quello storico in semifinale con la Germania), Zambrotta (6 e 1 gol contro l'Ucraina nei quarti di finale). A fine anno, Cannavaro vinse il Pallone d'oro e Buffon arrivò secondo.
Spettacolo nel 1978 - Solo un 4° posto in Argentina, nel 1978, ma quella nazionale è ancora oggi etichettata come la più bella di sempre. E Bearzot utilizzò tutti e nove i bianconeri convocati: Zoff, Gentile, Cabrini, Benetti, Cuccureddu, Scirea, Causio, Tardelli e Bettega; quando Juventus vuol dire fiducia.
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