GASPORT (L. GARLANDO) - Novanta giorni di Inter (dall'annuncio del 24 giugno a oggi) gli hanno lasciato un herpes al labbro inferiore e l'animo a pezzi. Un'esperienza così devastante che già ieri pomeriggio Gian Piero Gasperini ha concluso la rescissione, anche a costo dei perderci dei soldi, per troncare ogni legame e non essere costretto a ricordare all'arrivo di ogni mensilità da licenziato.
Ma gli sarà impossibile dimenticare quest'estate: prima il falso abboccamento di De Laurentiis per ingelosire Mazzarri che ha compromesso la trattativa con il Palermo. Poi l'estenuante avvicinamento all'Inter, tra un Bielsa e l'altro, infine la firma che sembrava il coronamento professionale di un sogno e invece si rivela subito l'incubo che sarà.
Mercato&Pechino Perché chi ha voluto Gasperini ha voluto anche un progetto (3-4-3), ma gli acquisti promessi per sostenerlo sono stati procrastinati a gennaio, per emergenze economiche. Arrivato con l'idea di sbancare con Lavezzi-Milito-Eto'o, di perdere Sneijder e di avere una rosa definita a inizio raduno, Gasp perde Eto'o il 20 agosto, Sneijder resta e gli arriva l'inutileZarate all'ultimo giorno di mercato. E poi Pechino, che ha pesato più di quanto si creda. Il Milan richiamò i brasiliani, l'Atletico Madrid mandò in campo Forlan poche ore dopo la coppa America (anche se non tutti se ne accorsero), l'Inter concesse vacanze lunghe ai suoi sudamericani. Passò per una scelta di Gasperini, che in realtà coprì accordi già presi. Quella coppa il tecnico avrebbe potuto vincerla e non capiva perché non lo volesse anche la società. L'avesse vinta (sul Milan!), la sua credibilità avrebbe preso altro peso davanti a tifosi e media.
Mediana spompa Invece gli è toccato arrangiarsi e perdere, da Pechino in poi. La forza politica dei sudamericani spiega molto gli eventi successivi. A Novara si vedeCambiasso che spiega a Ranocchia: «Ci mettiamo a 4, lo dico io». Molti senatori stanno a centrocampo da anni in un reparto che ha respinto i rinnovamenti e che oggi, stanco e acciaccato, è la debolezza della squadra. Se Gasperini non ha mai schierato Milito con Pazzini e Sneijder, se ha chiesto a Sneijder di arretrare, se ha innalzato muraglie a cinque mediani è proprio perché quei centrocampisti dal contachilometri esausto non sapevano reggere e proteggere. Quest'emergenza non passerà col nuovo tecnico.
Vuoto societario Ma invece di discutere le lacune d'organico, la colpa è diventata prima della difesa a 3 e poi di Milito preferito a Pazzini. Gasp teneva in campo il Principe perché aveva bisogno di giocare, convinto che recuperare anche solo al 70% il Milito del Triplete avrebbe fatto svoltare la stagione, come Pazzini non potrebbe. Nella crociata montante contro il tecnico testone non si è levata una sola voce pubblica della società per proteggerlo e legittimarlo, neppure da parte di chi lo ha voluto (Branca). Anzi, prima di Inter-Trabzonspor, Moratti ha contestato duramente al tecnico le sue scelte.
Questo, soprattutto, rimprovera il tecnico: la mancanza di protezione e di sostegno, l'incomprensibile leggerezza e rapidità con cui si è fatto morire un progetto, tanto che molti si sono chiesti: «Ma perché allora hanno scelto Gasperini?» Anche Leonardo e Allegri hanno avuto problemi di legittimazione in uno spogliatoio tosto, ma al Milan qualcuno si è presentato a dire: «Ragazzi, l'allenatore è questo e non si tocca». All'Inter nessuno.
Esilio A dispetto di omissioni, svarioni, deconcentrazione, rabbia sotto il minimo sindacale, anche a Novara, Gasperini resta convinto che la squadra non l'abbia mai tradito. Cambiasso ha espresso seria preoccupazione per il futuro. Ce l'ha anche Gasperini, perché 90 giorni nel frullatore Inter lo hanno trasformato nell'unico tecnico della storia nerazzurra licenziato senza una vittoria. Sa che ripartire dopo questa botta non sarà facile. Pensa di farlo all'estero. Si sente ferito, deluso, un filo nauseato. Si sforza di sorridere, con un herpes da stress al labbro inferiore.
Ma gli sarà impossibile dimenticare quest'estate: prima il falso abboccamento di De Laurentiis per ingelosire Mazzarri che ha compromesso la trattativa con il Palermo. Poi l'estenuante avvicinamento all'Inter, tra un Bielsa e l'altro, infine la firma che sembrava il coronamento professionale di un sogno e invece si rivela subito l'incubo che sarà.
Mercato&Pechino Perché chi ha voluto Gasperini ha voluto anche un progetto (3-4-3), ma gli acquisti promessi per sostenerlo sono stati procrastinati a gennaio, per emergenze economiche. Arrivato con l'idea di sbancare con Lavezzi-Milito-Eto'o, di perdere Sneijder e di avere una rosa definita a inizio raduno, Gasp perde Eto'o il 20 agosto, Sneijder resta e gli arriva l'inutileZarate all'ultimo giorno di mercato. E poi Pechino, che ha pesato più di quanto si creda. Il Milan richiamò i brasiliani, l'Atletico Madrid mandò in campo Forlan poche ore dopo la coppa America (anche se non tutti se ne accorsero), l'Inter concesse vacanze lunghe ai suoi sudamericani. Passò per una scelta di Gasperini, che in realtà coprì accordi già presi. Quella coppa il tecnico avrebbe potuto vincerla e non capiva perché non lo volesse anche la società. L'avesse vinta (sul Milan!), la sua credibilità avrebbe preso altro peso davanti a tifosi e media.
Mediana spompa Invece gli è toccato arrangiarsi e perdere, da Pechino in poi. La forza politica dei sudamericani spiega molto gli eventi successivi. A Novara si vedeCambiasso che spiega a Ranocchia: «Ci mettiamo a 4, lo dico io». Molti senatori stanno a centrocampo da anni in un reparto che ha respinto i rinnovamenti e che oggi, stanco e acciaccato, è la debolezza della squadra. Se Gasperini non ha mai schierato Milito con Pazzini e Sneijder, se ha chiesto a Sneijder di arretrare, se ha innalzato muraglie a cinque mediani è proprio perché quei centrocampisti dal contachilometri esausto non sapevano reggere e proteggere. Quest'emergenza non passerà col nuovo tecnico.
Vuoto societario Ma invece di discutere le lacune d'organico, la colpa è diventata prima della difesa a 3 e poi di Milito preferito a Pazzini. Gasp teneva in campo il Principe perché aveva bisogno di giocare, convinto che recuperare anche solo al 70% il Milito del Triplete avrebbe fatto svoltare la stagione, come Pazzini non potrebbe. Nella crociata montante contro il tecnico testone non si è levata una sola voce pubblica della società per proteggerlo e legittimarlo, neppure da parte di chi lo ha voluto (Branca). Anzi, prima di Inter-Trabzonspor, Moratti ha contestato duramente al tecnico le sue scelte.
Questo, soprattutto, rimprovera il tecnico: la mancanza di protezione e di sostegno, l'incomprensibile leggerezza e rapidità con cui si è fatto morire un progetto, tanto che molti si sono chiesti: «Ma perché allora hanno scelto Gasperini?» Anche Leonardo e Allegri hanno avuto problemi di legittimazione in uno spogliatoio tosto, ma al Milan qualcuno si è presentato a dire: «Ragazzi, l'allenatore è questo e non si tocca». All'Inter nessuno.
Esilio A dispetto di omissioni, svarioni, deconcentrazione, rabbia sotto il minimo sindacale, anche a Novara, Gasperini resta convinto che la squadra non l'abbia mai tradito. Cambiasso ha espresso seria preoccupazione per il futuro. Ce l'ha anche Gasperini, perché 90 giorni nel frullatore Inter lo hanno trasformato nell'unico tecnico della storia nerazzurra licenziato senza una vittoria. Sa che ripartire dopo questa botta non sarà facile. Pensa di farlo all'estero. Si sente ferito, deluso, un filo nauseato. Si sforza di sorridere, con un herpes da stress al labbro inferiore.
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