GASPORT (M. CALABRESI) - La battuta che si lascia scappare Gigi Di Biagio ci sta tutta, come la somiglianza: «A Juan non chiedo di parlare: a lui non piace, è come Aldair». Eleganti in campo, silenziosi fuori, e pure cresciuti tutti e due nel Flamengo.
La Primavera del club carioca sta giocando il torneo Tirreno e Sport, e Juan non ha perso l'occasione per gustarsi i colori che ama e che vorrebbe indossare di nuovo prima di chiudere la carriera, ma dopo aver vinto lo scudetto con la Roma. Niente male come progetto, ma la corsa è a ostacoli: per superare il primo, il mercato della Roma è stato tanto simile a una rivoluzione. «Per questo dico ai tifosi che questa è una Roma nuova — spiega Juan —. Sono cambiati tanti giocatori e ci vorrà un po' di tempo perché l'allenatore utilizza un sistema di gioco diverso».
Piccoli passi - Il secondo è di natura fisica, perché Juan il ritiro lo ha visto quasi interamente da spettatore e non è che a Trigoria sia andata tanto meglio. Le quotazioni del brasiliano, però, sono in risalita: da qualche giorno, oltre al solito lavoro a parte e a quello in palestra, Juan ha ricominciato a sentire l'erba del campo sotto le scarpe. L'infiammazione al tendine rotuleo c'è ancora, anche se non è più tale da impedirgli di correre. «Sto bene, ma ancora non ho stabilito una data per il ritorno in campo. Mi servono ancora un po' di allenamenti e quando sarò al 100% mi metterò a disposizione di Luis Enrique».
Difesa a posto - Non dovesse farcela per l'11, giorno dell'esordio in campionato all'Olimpico con il Cagliari, non ci sarebbe comunque l'emergenza vista fino alla gara con lo Slovan. È arrivato Kjaer, a completare un pacchetto di centrali che oltre ai «vecchi» Juan e Burdisso ora comprende anche il danese e Heinze, nonostante Luis Enrique gli preferisca Cassetti, che centrale non è. «Non voglio dare un giudizio sul mercato, ma sono contento per tutti gli acquisti fatti. La concorrenza? Fa sempre bene». E non la teme.
Casi spinosi - Juan non potrebbe fare il politico: a uno che parla a voce così bassa che devi metterti a distanza ravvicinata per non perdere il filo, si vede che le chiacchiere danno fastidio. Su Totti se ne sono fatte tante. «Francesco è il nostro capitano e il giocatore più importante — aggiunge il brasiliano —. lo vedo bene, in forma e carico per affrontare la stagione. Sul resto non voglio entrare, le cose si chiariscono dentro lo spogliatoio». Non è il caso del contratto di De Rossi, che nello spogliatoio ha espresso la volontà di rimanere, ma senza mai prendere la penna in mano e firmare il prolungamento di un accordo in scadenza a giugno: «Perdere De Rossi sarebbe pesante, non lo dico solo io. Tutti sanno quale sia il peso di Daniele nella squadra e quanto sia importante per la classifica e per tornare in Europa». Lo sarebbe anche Juan, se il ginocchio la smettesse una volta per tutte di dare problemi.
La Primavera del club carioca sta giocando il torneo Tirreno e Sport, e Juan non ha perso l'occasione per gustarsi i colori che ama e che vorrebbe indossare di nuovo prima di chiudere la carriera, ma dopo aver vinto lo scudetto con la Roma. Niente male come progetto, ma la corsa è a ostacoli: per superare il primo, il mercato della Roma è stato tanto simile a una rivoluzione. «Per questo dico ai tifosi che questa è una Roma nuova — spiega Juan —. Sono cambiati tanti giocatori e ci vorrà un po' di tempo perché l'allenatore utilizza un sistema di gioco diverso».
Piccoli passi - Il secondo è di natura fisica, perché Juan il ritiro lo ha visto quasi interamente da spettatore e non è che a Trigoria sia andata tanto meglio. Le quotazioni del brasiliano, però, sono in risalita: da qualche giorno, oltre al solito lavoro a parte e a quello in palestra, Juan ha ricominciato a sentire l'erba del campo sotto le scarpe. L'infiammazione al tendine rotuleo c'è ancora, anche se non è più tale da impedirgli di correre. «Sto bene, ma ancora non ho stabilito una data per il ritorno in campo. Mi servono ancora un po' di allenamenti e quando sarò al 100% mi metterò a disposizione di Luis Enrique».
Difesa a posto - Non dovesse farcela per l'11, giorno dell'esordio in campionato all'Olimpico con il Cagliari, non ci sarebbe comunque l'emergenza vista fino alla gara con lo Slovan. È arrivato Kjaer, a completare un pacchetto di centrali che oltre ai «vecchi» Juan e Burdisso ora comprende anche il danese e Heinze, nonostante Luis Enrique gli preferisca Cassetti, che centrale non è. «Non voglio dare un giudizio sul mercato, ma sono contento per tutti gli acquisti fatti. La concorrenza? Fa sempre bene». E non la teme.
Casi spinosi - Juan non potrebbe fare il politico: a uno che parla a voce così bassa che devi metterti a distanza ravvicinata per non perdere il filo, si vede che le chiacchiere danno fastidio. Su Totti se ne sono fatte tante. «Francesco è il nostro capitano e il giocatore più importante — aggiunge il brasiliano —. lo vedo bene, in forma e carico per affrontare la stagione. Sul resto non voglio entrare, le cose si chiariscono dentro lo spogliatoio». Non è il caso del contratto di De Rossi, che nello spogliatoio ha espresso la volontà di rimanere, ma senza mai prendere la penna in mano e firmare il prolungamento di un accordo in scadenza a giugno: «Perdere De Rossi sarebbe pesante, non lo dico solo io. Tutti sanno quale sia il peso di Daniele nella squadra e quanto sia importante per la classifica e per tornare in Europa». Lo sarebbe anche Juan, se il ginocchio la smettesse una volta per tutte di dare problemi.
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