CORSPORT (A. POLVEROSI) - La notte che sognava è diventata vera. Una notte piena di gioco, di occasioni, di record, di tifo, la notte che ha spinto Prandelli e la sua Nazionale all’Europeo, con due partite d’anticipo, con 22 punti in 8 gare (e questo è un record), con 689' di imbattibilità (a 19' dal record assoluto), con la quinta vittoria a fila (altro record eguagliato) e con Firenze che l’ha abbracciato, coccolato e festeggiato.
Alla fine erano in 18.000 intorno a Cesare che è uscito per ultimo per salutare la sua gente. Una notte perfetta, d’amore e di calcio.
QUANTO SPRECO - Eppure stava per finire senza l’atteso trionfo. Il colpo micidiale di Pazzini, a 5' dalla fine, ha risolto partita e qualificazione, ma soprattutto ha reso giustizia ai 90' degli azzurri, padroni del gioco e del campo dall’inizio alla fine.
Era cominciata come nelle Far Oer, occasioni a raffica ed errori madornali davanti alla porta slovena. Venerdì l’Italia si era fermata dopo 20', quando era in vantaggio, stavolta è andata avanti, col possesso palla, con spunti di ottimo gioco, ma continuando a sbagliare una quantità assurda di occasioni da gol. Trenta secondi, la prima rete se l’è mangiata Rossi dopo un errore di Suler; 3 minuti, colpo di testa di Montolivo fuori di niente su cross di Balzaretti; 6 minuti, assist di Montolivo per De Rossi in piena area, sinistro in curva Fiesole; 18 minuti, azione fantastica, con Montolivo, Cassano e tiraccio di Rossi. Impossibile andare avanti così, sembrava davvero la ripetizione della partita nelle Far Oer. A quel punto l’Italia si è soffermata e la Slovenia, che avrebbe dovuto giocare per vincere e invece se ne stava tutta dietro a difendere Jasmin Handanovic, si è tirata un po’ su e con Vrsic ha impegnato Buffon nella sua prima respinta di pugno. Poi ancora Italia e ancora errori clamorosi, come quello di Thiago Motta che davanti al portiere sloveno non ha agganciato un pallonetto straordinario di Cassano, o ancor più pazzesco, come pallagol mangiata, quella di Montolivo che De Rossi e Cassano non sono riusciti a deviare sulla linea di porta.
GIOCO SENZA GOL - L’Italia era bella e convincente fino al limite dell’area. Dentro era troppo calda, troppo imprecisa, troppo frettolosa; lucida nella costruzione del gioco, stordita nella finalizzazione. Ci sono stati dei momenti, delle situazioni, in cui sembrava che Rossi e Cassano lavorassero in rifinitura per un centravanti che non c’era. La gente, soffrendo, si divertiva. Ci sono state punte di spettacolo nella manovra che portava gli azzurri nell’area slovena, con le idee di Pirlo, controllato da vicino da Vrsic, e soprattutto con gli attacchi a sinistra di Balzaretti, uno dei migliori terzini sinistri d’Europa: non ha sbagliato un cross. Nel primo tempo, la Slovenia ha tirato in porta tre volte, ma sempre da fuori area; l’Italia almeno 10 volte, con sei nitide occasioni per segnare. Se si somma il primo tempo delle Far Oer a quello di Firenze, si arriva a una quindicina di palle-gol sciupate. Record mondiale.
MARCHISIO, IL PAZZO E MARIO - Il centravanti è arrivato dopo un’ora di partita: dentro Pazzini, spinto in campo dal boato della Fiesole che lo ricordava giovane bomber viola, fuori Cassano che nella ripresa si era afflosciato. Prima Prandelli aveva cercato di migliorare il centrocampo con Marchisio al posto di Thiago Motta, mossa giusta, anche se ora i limiti della condizione fisica stavano affiorando.
Riprendendo il filo nero del primo tempo, l’Italia si è superata con 3 gol falliti nella stessa azione, due volte De Rossi (ma sul romanista c’era anche una trattenuta da rigore di Cesar) e poi Rossi. Prandelli voleva vincere e al 31' ha portato a 3 il numero degli attaccanti con Balotelli a sinistra nel tridente, al posto di Montolivo che si era spento tutto insieme. Mario è entrato in partita quando non c’era più spinta, poteva perdersi, rassegnarsi al ritmo basso che portava allo 0-0, invece ha dato una spallata alla partita. E’ stato lui a portare l’ultimo assalto, quello che la difesa slovena non poteva reggere, spinto dall’entusiasmo di Firenze. I tre cambi di Prandelli sono stati decisivi nell’attimo decisivo: cross di Marchisio, Balotelli e Pazzini sono saltati insieme ed è stato l’interista a girare la palla sotto la traversa. Finalmente è evaporato il senso di ingiustizia che stava opprimendo questa partita.
Alla fine erano in 18.000 intorno a Cesare che è uscito per ultimo per salutare la sua gente. Una notte perfetta, d’amore e di calcio.
QUANTO SPRECO - Eppure stava per finire senza l’atteso trionfo. Il colpo micidiale di Pazzini, a 5' dalla fine, ha risolto partita e qualificazione, ma soprattutto ha reso giustizia ai 90' degli azzurri, padroni del gioco e del campo dall’inizio alla fine.
Era cominciata come nelle Far Oer, occasioni a raffica ed errori madornali davanti alla porta slovena. Venerdì l’Italia si era fermata dopo 20', quando era in vantaggio, stavolta è andata avanti, col possesso palla, con spunti di ottimo gioco, ma continuando a sbagliare una quantità assurda di occasioni da gol. Trenta secondi, la prima rete se l’è mangiata Rossi dopo un errore di Suler; 3 minuti, colpo di testa di Montolivo fuori di niente su cross di Balzaretti; 6 minuti, assist di Montolivo per De Rossi in piena area, sinistro in curva Fiesole; 18 minuti, azione fantastica, con Montolivo, Cassano e tiraccio di Rossi. Impossibile andare avanti così, sembrava davvero la ripetizione della partita nelle Far Oer. A quel punto l’Italia si è soffermata e la Slovenia, che avrebbe dovuto giocare per vincere e invece se ne stava tutta dietro a difendere Jasmin Handanovic, si è tirata un po’ su e con Vrsic ha impegnato Buffon nella sua prima respinta di pugno. Poi ancora Italia e ancora errori clamorosi, come quello di Thiago Motta che davanti al portiere sloveno non ha agganciato un pallonetto straordinario di Cassano, o ancor più pazzesco, come pallagol mangiata, quella di Montolivo che De Rossi e Cassano non sono riusciti a deviare sulla linea di porta.
GIOCO SENZA GOL - L’Italia era bella e convincente fino al limite dell’area. Dentro era troppo calda, troppo imprecisa, troppo frettolosa; lucida nella costruzione del gioco, stordita nella finalizzazione. Ci sono stati dei momenti, delle situazioni, in cui sembrava che Rossi e Cassano lavorassero in rifinitura per un centravanti che non c’era. La gente, soffrendo, si divertiva. Ci sono state punte di spettacolo nella manovra che portava gli azzurri nell’area slovena, con le idee di Pirlo, controllato da vicino da Vrsic, e soprattutto con gli attacchi a sinistra di Balzaretti, uno dei migliori terzini sinistri d’Europa: non ha sbagliato un cross. Nel primo tempo, la Slovenia ha tirato in porta tre volte, ma sempre da fuori area; l’Italia almeno 10 volte, con sei nitide occasioni per segnare. Se si somma il primo tempo delle Far Oer a quello di Firenze, si arriva a una quindicina di palle-gol sciupate. Record mondiale.
MARCHISIO, IL PAZZO E MARIO - Il centravanti è arrivato dopo un’ora di partita: dentro Pazzini, spinto in campo dal boato della Fiesole che lo ricordava giovane bomber viola, fuori Cassano che nella ripresa si era afflosciato. Prima Prandelli aveva cercato di migliorare il centrocampo con Marchisio al posto di Thiago Motta, mossa giusta, anche se ora i limiti della condizione fisica stavano affiorando.
Riprendendo il filo nero del primo tempo, l’Italia si è superata con 3 gol falliti nella stessa azione, due volte De Rossi (ma sul romanista c’era anche una trattenuta da rigore di Cesar) e poi Rossi. Prandelli voleva vincere e al 31' ha portato a 3 il numero degli attaccanti con Balotelli a sinistra nel tridente, al posto di Montolivo che si era spento tutto insieme. Mario è entrato in partita quando non c’era più spinta, poteva perdersi, rassegnarsi al ritmo basso che portava allo 0-0, invece ha dato una spallata alla partita. E’ stato lui a portare l’ultimo assalto, quello che la difesa slovena non poteva reggere, spinto dall’entusiasmo di Firenze. I tre cambi di Prandelli sono stati decisivi nell’attimo decisivo: cross di Marchisio, Balotelli e Pazzini sono saltati insieme ed è stato l’interista a girare la palla sotto la traversa. Finalmente è evaporato il senso di ingiustizia che stava opprimendo questa partita.
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